Associazione di stampo mafioso e usura. Imponente operazione della Dia di Lecce


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Un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 persone, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce, Annalisa De Benedictis, di cui alcune esponenti della Sacra Corona Unita, indagate, a vario titolo, per i reati di associazione di stampo mafioso, usura, estorsione e riciclaggio (questi ultimi reati aggravati dalle modalità mafiose), ed un sequestro beni per un milione di euro. Nel complesso, si tratta di tre fabbricati di tipo commerciale; un'abitazione civile, 

È questo l’esito di  un’imponente operazione antimafia  che, dalle primissime luci dell’alba, ha visto impegnati  gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce. L’intervento si è svolto  nelle provincie  di Brindisi, Bari e Pavia. Per eseguire il provvedimento sono stati impiegati oltre cento uomini appartenenti alla Direzione Investigativa Antimafia non solo del capoluogo salentino, ma anche delle città Bari, Napoli, Catanzaro e Salerno. Tra gli arrestati figurano un boss e due noti esponenti della Sacra Corona Unita, tre noti imprenditori di Mesagne ed un ex consigliere comunale della stessa città.

L’operazione, denominata “Fenus Unciarum” e coordinata da Alessio Coccioli, Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, ha avuto origine dalla denuncia sporta da un professionista di Mesagne, già consigliere regionale, dal 2000 al 2005 che, ricandidatosi, senza successo, alle consultazioni regionali per il 2005, avrebbe speso, per la sua campagna elettorale, circa 280mila euro, contraendo debiti con banche e finanziarie.

Non riuscendo a ripianare la sua esposizione debitoria con gli istituti di credito, nel 2009, avrebbe fatto ricorso all’intermediazione di uno degli arrestati che, a sua volta, l’avrebbe messo in contatto con alcune persone Mesagne, alcune legate anche alla Sacra Corona Unita, al fine di ottenere dei prestiti a tassi usurari.

La sua esposizione debitoria con gli usurai si sarebbe aggravata ulteriormente nel 2010, quando, ricandidatosi senza successo alle consultazioni regionali, avrebbe assunto impegni di spesa, per la campagna elettorale, per ulteriori 150mila euro significando che i tassi di interesse usurari andavano dal 600% su base annua al 1000% su base annua

Le misure cautelari sono il frutto di indagini che, partendo dalla denuncia della vittima, si sono sviluppate attraverso l’ausilio di attività tecniche, di numerosi servizi di osservazione e attraverso l’esame dei conti correnti bancari degli indagati. Infine, sono stati sequestrati beni mobili ed immobili per un valore complessivo di un milione di euro nella disponibilità di uno degli indagati e del suo nucleo familiare.

I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa tenutasi stamattina presso la sede della direzione Investigativa Antimafia di Lecce alla quale Prenderà parte il Procuratore Capo di Lecce, Cataldo Motta. «Sulla base dell'esperienza – ha riferito lo stesso dott. Motta ai giornalisti – ormai riusciamo a distinguere anche il tipo di vittima derivante dall'usura; in alcuni casi, il denunciante arriva alla denuncia perché esasperato dalle minacce. Qui invece si tratta di un persona che non ce la faceva più a sostenere dei debiti contratti. E il passo tra la cosiddetta 'usura porta a porta' a quella di stampo mafioso è veramente breve». (L'intervista video integrale al Procuratore Cataldo Motta è visibile in coda all'articolo).