Cuccioli abbandonati davanti all’ingresso del canile? Assolta una 47enne


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Arriva l’assoluzione per una donna di Porto Cesareo, che era stata condannata con l’accusa di aver abbandonato cinque cuccioli di cane in una scatola di cartone, davanti al canile di Copertino.

Nel gennaio scorso, la Corte di Cassazione aveva annullato la condanna inflitta dal Tribunale penale di Lecce, per difetto di motivazione circa il mancato riconoscimento della invocata causa di non punibilità da parte della difesa. E nei giorni scorsi, il giudice Valeria Fedele, a cui sono stati trasmessi gli atti da parte della Corte di Cassazione, fermo restando l’accertamento della sussistenza di tutti gli elementi oggettivi e soggettivi del reato, ha assolto la donna per particolare tenuità del fatto, sottolineando come: “la condotta posta in essere dall’imputata abbia cagionato un pericolo davvero esiguo, come si evidenzia dal fatto che le videocamere abbiano ritratto l’abbandono dei cuccioli – peraltro in una scatola, in  modo che non potessero  allontanarsi pericolosamente sulla strada e dinanzi ad un canile – alle 18.25  e la raccolta degli  stessi  e la messa in sicurezza da parte del personale circa mezz’ora più tardi, alle 19.00. Non si è dunque prodotto alcun patimento per gli animali, prontamente assicurati alle cure del canile”. E come sostiene sempre il giudice nella sentenza: “A ciò si aggiunge, sul piano soggettivo, la scarsa intensità del dolo, avendo l’imputata scelto di portare i cuccioli dinanzi al canile e non di abbandonarli  per la strada  o in aperta campagna – e l’occasionalità del comportamento  evincibile dallo stato di incensuratezza dell’imputata”.

Dunque, conclude il giudice: “La declaratoria di non punibilità per particolare tenuità del fatto non consente di decidere sulla domanda di liquidazione delle spese proposta dalla parte civile, poiché, come precisato dalla Corte di Cassazione, si può far luogo alle statuizioni civili nel giudizio penale solo in presenza di una sentenza di condanna o nelle ipotesi previste dall’art. 578 cod. proc. pen., tra le quali non rientra quella di cui all’art. 131 bis cod. pen.”.

L’imputata è stata assistita  dagli avvocati Claudia Protopapa e Anna Maria Ciardo.

In primo grado, il giudice Bianca Todaro aveva inflitto all’imputata un’ammenda di 4 mila euro per il reato di abbandono di animali. Non solo, poichéera stata condannata al risarcimento del danno in favore di Enpa di 5mila euro, oltre al pagamento delle spese legali.

L’Ente nazionale protezione animali attraverso l’avvocato Enpa, Claudia Ricci e l’avvocato Vincenza Raganato di Enpa Rete Legale a Lecce, si era costituito parte civile.

(IMMAGINE DI REPERTORIO)