Due assoluzioni in Appello, dopo la condanna in primo grado dei presunti “avvocati copioni”, coinvolti in un’inchiesta della Procura di Lecce, relativa alla prova scritta per il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione forense, risalente al dicembre del 2016.
La Corte ha assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, G.P. 37enne di Lecce ed A.G.C., 55enne di Taranto.
I due imputati sono assistiti dagli avvocati Marco Castelluzzo e Gianluca Pierotti.
In primo grado, il giudice Roberta Maggio, al termine del rito abbreviato, aveva inflitto 2 mesi di reclusione (pena sospesa e non menzione della condanna) per i due presunti “avvocati copioni”, ai quali era contestata la violazione dell’articolo 1 della legge 475 del 1925, di epoca fascista, che punisce chiunque “utilizzi elaborati non propri”.
Le indagini sono state condotte dal pm Paola Guglielmi. I fatti contestati, come detto, facevano riferimento alla prova scritta del 2016. Essa si svolse a Lecce e gli elaborati vennero esaminati dalla commissione della Corte di Appello di Palermo, incaricata della correzione delle verifiche dei candidati del distretto di Lecce, che comprendeva anche le province di Brindisi e Taranto.
I commissari d’esame, notarono delle anomalie nelle prove di due candidati che vennero annullate.
Come detto, la suddetta indagine bis, rappresentava il secondo atto di una maxi inchiesta condotta dall’allora procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta. Infatti, ben 103 aspiranti avvocati durante la prova scritta del dicembre 2012, avrebbero presentato un testo quasi identico. Tant’è che la Corte di Appello di Catania, annullò i rispettivi elaborati.