Aste giudiziarie, intasca i soldi della cauzione o della vendita dei beni pignorati: 45enne leccese arrestata per peculato


Condividi su

Si sarebbe impossessata delle somme versate a titolo di cauzione dai partecipanti ad un’asta (14 casi) e del ricavo derivante dalla vendita dei beni pignorati (19 casi), “intascando” il relativo corrispettivo. Per questo – al termine di complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce ed eseguite dalla Guardia di Finanza – è stata arrestata R.T. (queste le sue iniziali), 45enne nativa di Lecce in qualità di rappresentante legale di una società operante nel settore delle vendite e delle aste giudiziarie. L’accusa contestata alla donna, è quella di «peculato».

Le indagini

Tutto è nato dalle denunce, scritte nero su bianco, di alcune persone che, dopo aver preso parte ad aste gestite dalla società finita sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, non avevano ottenuto in restituzione le cauzioni versate. È su questo che si sono indirizzate le indagini, volte a verificare la regolarità delle procedure adottate dall’Istituto per la vendita all’incanto di beni pignorati, disposte dal Tribunale Civile di Lecce nell’ambito di varie procedure esecutive.

Il ‘racconto’ di numerosi partecipanti alle aste, ascoltati dagli inquirenti e la disamina della documentazione acquisita presso la società o trasmessa dalla competente Sezione del Tribunale di Lecce che già aveva “notato” ripetute irregolarità nelle procedure di vendita dei beni, è stato possibile acclarare che la rappresentante legale della società, in occasione di ben 33 distinte procedure esecutive, si era impossessata delle somme versate a titolo di cauzione dai partecipanti all’asta (14 casi) o del ricavo derivante dalla vendita dei beni pignorati (19 casi) incassando il relativo corrispettivo.

Insomma, a conti fatti si era appropriata indebitamente di una somma di denaro, quantificata complessivamente in 81.202,32 euro.

La seconda società

Dagli accertamenti è emerso che la 45enne, a febbraio dello scorso anno, aveva costituito una nuova società di cui pure risultava rappresentante legale, alla quale era stata revocata la concessione a causa di numerose anomalie rilevate dalla stessa Sezione del Tribunale Civile di Lecce e di una sentenza di condanna di primo grado per falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e turbata libertà degli incanti emessa a carico della stessa.

Per la donna si sono aperte le porte del Carcere

Attesa la gravità e la ripetitività delle condotte poste in essere dall’indagata, avvalorate dalla presentazione di una falsa denuncia di furto di somme provenienti dalle vendite giudiziarie (circa 26 mila euro) e rilevato il concreto pericolo che potesse reiterate i propri illeciti comportamenti per il tramite della neocostituita società, il Giudice per le Indagini Preliminari, aderendo alle richieste formulate dal Pubblico Ministero titolare delle indagini, ha emesso apposita ordinanza di misure cautelari degli arresti in carcere nei confronti della rappresentante legale della società per l’ipotesi di reato di peculato, disponendo il sequestro preventivo per equivalente di beni alla stessa riconducibili per importo pari alla somma indebitamente sottratta alle casse giudiziarie.