Bar-ristorante a Porto Badisco. Dopo il sequestro bis, la Procura chiude le indagini


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Ci sono cinque indagati in merito ai presunti abusi edilizi nei lavori di manutenzione e rifacimento del bar ristorante “l’Approdo di Enea” a Porto Badisco (smontato alcuni mesi fa), dopo il sequestro bis dell’aprile dello scorso anno. L’avviso di conclusione delle indagini porta la firma del pm Patrizia Ciccarese.

Risultano indagati Alberto Fruni, 38enne di Otranto, amministratore della società che gestiva il locale e comproprietario di una delle particelle su cui ricadeva la struttura; Maria Grazia Fruni, 46enne e Valentina Fruni, 37enne, entrambe di Poggiardo, e Rosalba Greco, 72enne di Uggiano La Chiesa, nelle vesti di comproprietarie di altrettante particelle, e Giorgio Bandello, 55enne di Minervino, in qualità di tecnico progettista.

Sono assistiti dagli avvocati Luigi ed Alberto Corvaglia e Giuseppe Gennaccari che potranno presentare memorie difensive prima che il pm chieda il rinvio a giudizio e dunque il processo.

I cinque indagati sono accusati di interventi edilizi in una zona sottoposta al vincolo paesaggistico e idrogeologico, senza il permesso di costruire. Non solo poiché secondo la Procura sarebbero illegittime sia la Scia per interventi di manutenzione straordinaria del marzo del 2020, che la Cila del giugno 2021.

La struttura che ricadeva all’interno della foce del torrente di Badisco, nell’area che era stata interessata dalla piena alluvionale del 18 novembre 2021, venne sottoposta a sequestro (dopo quello degli anni precedenti) come richiesto dal pm Massimiliano Carducci, a seguito degli accertamenti della polizia locale idruntina e della polizia provinciale.

In seguito, il Tribunale del Riesame dispose il dissequestro de l’Approdo di Enea, accogliendo il ricorso dell’avvocato Luigi Corvaglia che in sede di discussione sottolineò la sussistenza di tutti i permessi in pieno rispetto dei vincoli. I sigilli, però, sono scattati daccapo poiché la Procura ha poi disposto un nuovo sequestro per il bar-ristorante.

Sul caso intervenne l’associazione onlus Italia Nostra, sezione Sud Salento, presieduta da Marcello Seclì che a suo tempo presentò un esposto.

Ora si attendono gli sviluppi della vicenda giudiziaria.