È una storia di ordinaria trascuratezza civica quella che raccontiamo. La storia di una giovane donna disabile di Borgo Piave che non può muoversi da casa per una piccola passeggiata a causa delle barriere architettoniche che limitano ogni suo spostamento.
“A 35 anni chiedo solo di avere la possibilità di uscire dalla mia abitazione con la sedia a motore in sicurezza e tranquillità. Vorrei solo percorrere i 50 metri di strada che mi separano dalla via principale asfaltata che porta nella piazzetta, dove poter gustare un caffè in queste belle giornate estive o comprare dal fruttivendolo un po’ di frutta di stagione. Invece nulla. Da sola non posso fare nulla! Perchè la strada che è davanti a casa mia non solo non è asfaltata, ma è piena di buche, conche e avvallamenti e mi vieta di potermi muovere. Devo aspettare mio marito o qualche amica che ha la giornata libera dal lavoro per fare una piccola passeggiata, una semplice passeggiata” ci racconta prima di arrivare al cuore della questione.
“Ma l’abbattimento delle barriere architettoniche non dovrebbe essere una priorità per qualunque amministrazione comunale? Anche per quella di Lecce sarebbe dovuta essere una priorità in cima alla lista, così mi dicevano qualche anno fa quando venivano in visità nel nostro rione. Invece nulla. Dopo i primi tempi e le tante parole, adesso più niente. Nemmeno mi rispondono!”.
In questo sabato di luglio in cui in tanti si godono la giusta aria di vacanza e la voglia di tornare a vivere dopo i rigori della pandemia, raccogliamo la testimonianza di una nostra lettrice. Una giovane donna che non ha la possibilità di spostarsi da casa e che per muoversi deve usufruire di una sedia a motore a causa del suo handicap.
Ma nel Rione Borgo Piave, un quartiere tra la città e la marina di Frigole, dove la possibilità di muoversi assume ancora più necessità per godere di un minimo di vita sociale, alla nostra lettrice è fatto divieto di sentirsi cittadina tra i cittadini.
“Sono quasi due anni che ho fatto richiesta al Comune di Lecce per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Lo scorso luglio avevo chiesto all’Amministrazione di aiutarmi per poter uscire da casa con la mia sedia a motore. Ho bisogno dell’asfalto per arrivare alla via principale. Si tratta solo di afaltare meno di 50 metri di strada. All’inizio avevano detto che lo avrebbero fatto immediatamente. Poi ho appreso che hanno scoperto che metà della strada era di proprieta demaniale e metà del Comune. Adesso ho appreso che, invece, metà del tragitto non è demaniale bensì di proprietà privata. Ogni giorno ne esce una nuova…Così di asfaltare non se ne parla e nemmeno di mettere una piccola passerella sopraelevata dal piano di calpestio. Ma è mai possibile? Mi sento presa in giro!”.
La necessità di porre rimedio alla questione non è legata solo al legittimo diritto della nostra lettrice di muoversi in autonomia, ma anche al buon andamento delle sue cure sanitarie.
“D’inverno, quando piove, la strada diventa una piscina. Gli operatori sanitari hanno difficoltà a raggiungermi. La fisioterapista e il personale che si occupa dell’assistenza domiciliare integrata devono lasciare i mezzi a distanza e venire a piedi a casa mia, facendo autentici slalom tra le pozzanghere o finendoci dentro”.

Siamo in Via D’Arrigo a Borgo Piave, ma la descrizione è quella di un sentiero di guerra che non consente la quotidianità ad una donna disabile. Dopo le promesse di risolvere la questione adesso la fa da padrone il silenzio.
“Ora pare che la mia voce da sola non sia sufficiente, avrei bisogno di aiuto per farmi ascoltare, per far giungere la mia voce. Aiutatemi, vi prego!” conclude.