Sono ore frenetiche quelle dei militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Lecce, impegnati a eseguire una serie di misure misure cautelare personali – emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Simona Panzera su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo, Alessandro Prontera – nei confronti di 11 persone (cinque ai domiciliari, quattro all’obbligo di dimora, uno di divieto di dimora e un divieto di esercitare l’attività imprenditoriale), indagati per le ipotesi di reato di corruzione, traffico di influenze illecite e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici
Nello specifico, arresti domiciliari per l’ex senatore Totò Ruggeri, 72 anni, di Muro Leccese; l’ex sindaco di Alliste, Antonio Renna, 67 anni; l’ex consigliere regionale Mario Romano, 72 anni, di Matino; Massimiliano Romano, 52 anni, di Matino ed Emanuele Maggiulli, 56 anni, di Muro Leccese. Disposto l’obbligo di dimora per il neo eletto sindaco di Scorrano, Mario Pendinelli, 57 anni, del posto e per Antonio Greco, 49 anni, di Carpignano Salentino e per Elio Vito Quarta, 77 anni, di Carmiano. Divieto di dimora per il sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, 56 anni, del posto. Infine, divieto temporaneo di svolgere l’attività professionale per Giantommaso Zacheo, 50 anni, di Carpignano e Fabio Marra, 55 anni, di Galatone.
Infine c’è la richiesta di sospensione del direttore generale della Asl Lecce Rodolfo Rollo, 61 anni, di Cavallino..
Sempre nell’ambito delle stesse investigazioni, i finanzieri stanno procedendo alla notifica di ulteriori 10 informative di garanzia per altrettante persone coinvolte nelle stesse condotte.
Tra i venti indagati, c’è anche il nome di suora Margherita Bramato, 72 anni, di Tricase, nelle vesti di legale rappresentante dell’ente ecclesiastico Panico di Tricase.
Le indagini, svolte dai militari della Compagnia di Otranto e coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce, sembrerebbero aver svelato un modus operandi grazie al quale un pubblico ufficiale principale indagato, avrebbe posto in essere una serie di comportamenti finalizzati non solo all’arricchimento personale, ma anche tesi ad assicurarsi e mantenere bacini di consenso elettorale attraverso una gestione personalistica di presidi di potere ormai consolidati in alcuni dei punti nevralgici della macchina amministrativa sia a livello provinciale, che a livello regionale.
Le condotte delineatesi durante lo sviluppo delle attività si sarebbero sostanziate nella promessa di posti di lavoro da parte di alcuni pubblici ufficiali, in cambio di diverse utilità, nel collocamento di persone di fiducia in posizioni strategiche di svariati Enti pubblici, nell’adozione di decisioni dell’indagato principale e di altre persone a lui vicine, che abbiano comportato nei confronti dello stesso un profitto personale illecito.
L’azione di servizio, svolta in stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, testimonia l’impegno sempre alto della Guardia di Finanza a presidio della sicurezza economico-finanziaria del Paese e nel contrasto dei comportamenti che si scontrano con il regolare funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Naturalmente ricordiamo che procedimento penale si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo qualora intervenisse una sentenza di condanna irrevocabile.
(Leggi tutti gli sviluppi dell’inchiesta e l’apertura dei filoni giudiziari)