Apparentemente una “casa vacanze” pubblicizzata su numerosi siti internet. In realtà, un appartamento a luci rosse, nel cuore del centro storico di Lecce, in cui si potevano trovare giovani ragazze e prestazioni sessuali di ogni tipo: da quello ‘tradizionale’ a quello più spinto. Il tutto, garantendo la massima riservatezza, grazie al parcheggio condominiale messo a disposizione che permetteva di salire al primo piano da una scala interna. Senza che nessuno notasse nulla, o quasi… perché sono state le segnalazioni dei condomini, stanchi del via vai di uomini a qualsiasi ora del giorno e della notte, a dare il via alle indagini che hanno portato al sequestro preventivo di oggi.
La scoperta della casa di appuntamenti, però, è passata quasi in secondo piano quando è stato reso noto chi era il proprietario dell’appartamento di Piazza Mazzini: ad affittare le stanze alle prostitute è stato G. C., un magistrato 59enne in servizio presso la Corte di Cassazione di Roma che, insieme alla sua compagna – una ex poliziotta in pensione –, è finito nei guai per favoreggiamento della prostituzione.
Gli inquirenti hanno pochi dubbi sul fatto che i due sapessero bene cosa accadeva tra quelle quattro mura. E quando gli agenti della squadra mobile hanno irruzione fingendosi “interessati” quei pochi dubbi rimasti sono diventati certezze. Ad aprire la porta è stata una ragazza vestita soltanto con reggiseno e slip che li ha invitati ad entrare. E poi, in camera da letto sono stati trovati gli ‘attrezzi del mestiere’: profilattici in quantità, confezioni di lubrificanti, salviette e rotoli di carta assorbente. Senza contare che, al momento della perquisizione, un cliente stava ancora consumando.
Il resto è stato ricostruito con minuzia, portando alla luce un’organizzazione quasi impeccabile. Ogni settimana, grazie al passaparola che si era creato, nell’abitazione si alternavano lucciole di diversa nazionalità, nonostante il ‘prezzo’ richiesto alle ragazze fosse salatissimo: circa 300/350 euro per una sola stanza che, spesso, veniva affittata contemporaneamente a più persone. Fatto che, secondo gli inquirenti, conferma come il proprietario fosse a conoscenza dell’attività di meretricio. Inoltre, in più di un’occasione il magistrato si sarebbe offerto di andare a prendere lucciole e clienti dall’aeroporto di Brindisi o dalla stazione del capoluogo barocco. E gli stessi inquilini avrebbero ripetutamente notato l’indagato mentre accompagnava le ragazze (sempre giovani ma fortunatamente mai minorenni) nell’appartamento, portando loro le valigie.
Certo, prima di entrare in azione gli uomini in divisa hanno voluto verificare la veridicità dei sospetti, iniziando una serie di ‘appostamenti’. Solo dopo aver notato quell’andirivieni di persone, troppe nel giro di così poco tempo, hanno deciso di passare all’azione, fermandone due. Interrogati, i clienti hanno confermato di aver appena consumato un rapporto sessuale all’interno dell’appartamento, con una delle giovani donne che avevano contattato dopo aver visto la foto hot e trovato il numero di telefono sul sito di incontri online “Bakekaincontri”.
Il fatto che la coppia fosse al corrente è dimostrato anche da altri particolari: innanzitutto il modo in cui era stato diviso l’appartamento. Le stanze del sesso erano separate da quelle in cui viveva la coppia soltanto da una porta interna. E poi dal racconto di alcune squillo. Secondo quanto riferito dalle ragazze straniere trovate all’interno, il proprietario e la compagna erano soliti entrare liberamente nello spazio a loro destinato per raggiungere la terrazza dove stendevano i panni. Inoltre, quando la polizia è entrata in casa, all’interno di una lavanderia comune è stata trovata la collaboratrice domestica. È dunque impossibile che non fossero a conoscenza dell’attività che veniva svolta.
E ancora, all’esterno dell’appartamento o dello stabile non c’era nessuna insegna della ‘casa vacanze’, ma in compenso c’era una telecamera che vigilava l’ingresso dell’appartamento, installata senza l’autorizzazione degli altri condomini.
Oggi la Squadra Mobile ha eseguito il sequestro preventivo dell’appartamento a luci rosse. Il provvedimento è stato disposto dal gip del Tribunale, Vincenzo Brancato, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Maria Vallefuoco, dopo circa due mesi di indagini che, come detto, proseguiranno anche in futuro.
Il gip ha motivato così la convalida del sequestro preventivo dell’appartamento, ritenendo “il concreto ed attuale pericolo che il permanere della libera disponibilità dell’immobile possa protrarre, e dunque aggravare, le conseguenze dei reati ipotizzati, trattandosi di attività in corso di piena esecuzione”
Il magistrato, assistito dall’avvocato Simona Azzolini e la sua compagna sono stati denunciati a piede libero per favoreggiamento della prostituzione.