Carabiniere ferito durante la manifestazione No-Tap, nei guai un infermiere


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Resistenza a Pubblico Ufficiale, percosse e lesioni: sono queste le accuse contestate ad un infermiere 30enne, residente a Lecce, riconosciuto come il responsabile dell’aggressione ad un Carabiniere, durante la manifestazione No-Tap andata in scena nelle campagne di Melendugno. Sono stati i militari della locale stazione a deferire F.R. (queste le sue iniziali) in stato di libertà.

I fatti

I guai per il 30enne sono cominciati il 2 novembre scorso, quando nel cantiere di San Basilio erano in corso i lavori di potatura degli ulivi che affondano le loro radici lì, nel punto dove dovrà passare il tanto contestato gasdotto della Trans Adriatic Pipeline. Una sessantina di manifestanti hanno cercato di impedire le “buone pratiche agricole” della multinazionale svizzera con ogni mezzo a disposizione, fino a quando la protesta si è concretizzata nel tentativo di infastidire gli operai salendo sugli alberi. Fatto che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. I militari hanno allontanato gli attivisti creando un cordone umano per permettere lo svolgimento delle operazioni senza tensioni. Ma “i contestatori” non si sono arresi e con pietre di fortuna, grossi massi spostati dai vicini muretti hanno bloccato la strada ai mezzi.

L’aggressione

A quel punto è stato necessario lo sgombero dell’area: alcuni attivisti sono stati prelevati di forza da terra. È stato nel corso di queste operazioni che un carabiniere ha ricevuto un calcio e un pugno da parte di un attivista No-Tap. I medici dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dove si era recato, lo hanno curato e dimesso con una prognosi di 20 giorni.

Gli accertamenti per identificare lo “sconosciuto” responsabile dell’aggressione sono scattati subito e si sono conclusi questa mattina quando il 30enne è stato deferito in stato di libertà.