21 giugno 1972. È il primo giorno d’estate quando Fulvio Magliacani, facoltoso commerciante di Torino, sparì nel nulla. Una bella moglie, una figlia di 2 anni, una passione per le moto, le auto di lusso e la Juventus. Nulla, nella vita apparentemente felice e perfetta del 28enne, giustificava quel silenzio. A dare una spiegazione fu Franca Ballerini, che insinuò il dubbio che il marito fosse fuggito con l’amante. Quel giorno di fine giugno era a Sestriere e non era riuscita a sentirlo. Non rispondeva, né a casa né allo showroom. Niente. Ne denunciò la scomparsa cinque giorni dopo, mentre continuava a offrire a tutti la versione della fuga romantica con una donna, del tradimento, dell’abbandono.
A non fidarsi della “strana” spensieratezza della nuora fu il suocero, Francesco. A lui, quella storia non tornava proprio. Fulvio era innamoratissimo della moglie, una bella ragazza «bionda, dagli occhi di ghiaccio». Non poteva essersi allontanato, gli era successo qualcosa. L’uomo era certo che il figlio fosse stato ammazzato e che Franca, in qualche modo, c’entrasse qualcosa con la sua morte. Indispettita dalle insinuazioni del suocero, la donna iniziò a mettere in moto la procedura di una separazione legale per abbandono del tetto coniugale. Del resto, quello dell’omicidio era solo il pensiero di una papà disperato, rimasto inascoltato a lungo. Almeno fino a quando non incontrò sulla sua strada un maresciallo, Raffaele Savoia, disponibile ad indagare anche se contro ignoti. Ogni sera l’uomo, che non riusciva a darsi pace, bussava alla porta della caserma, per chiedere se ci fossero novità.
Le indagini procedevano. Pedinando la signora Magliacani venne fuori che aveva un amante. Tale Paolo Pan, un delinquente di un certo spessore, un viveur con una fedina penale robusta, specializzato in commercio internazionale di auto di lusso, rigorosamente rubate e tutte di grossa cilindrata. Un bel ragazzo, noto come l’Alain Delon di corso Toscana, ma quale era il legame con la scomparsa del commerciante di mobili?
L’omicidio
A disegnare il fil rouge fu uno sconosciuto, un corniciaio torinese. Una sera si presentò dai carabinieri dicendo che il suo compagno di serate, Tarcisio Pan aveva raccontato di aver commesso un omicidio con il fratello, Paolo. Quel Paolo. Savoia invitò il testimone a tendere un tranello a Tarcisio. E con un rudimentale registratore raccolse la sua confessione sul delitto Magliacani, architettato per liberarsi del marito dell’amante del fratello.
Un anno e mezzo dopo la scomparsa, Tarcisio offre la prova regina, facendo ritrovare il corpo del commerciante. Era stato ucciso con 14 coltellate nella sua abitazione alla periferia di Torino, una villetta nel quartiere dei ricchi La Pellerina, e seppellito nel bosco di La Cassa avvolto in una coperta. Ma Franca il giorno del delitto aveva un alibi. Era a in montagna a Sestriere.
A ottobre del 1973 furono arrestati Franca, Paolo e Tarcisio Pan. Per tutti e tre l’accusa era di omicidio aggravato. La notizia, confinata per mesi nelle cronache locali, esplose. Diventò il caso degli amanti diabolici, della bionda e del bandito che avrebbero ucciso il “terzo incomodo” per vivere la loro passione travolgente.
Alla fine, dopo una lunga battaglia legale Franca Ballerini fu assolta, anche se l’opinione pubblica continuò a condannarla, non perdonandole di essere stata spregiudicata, una donna libera. Non c’erano prove sufficienti per ritenerla mandante del delitto. L’assassino per la giustizia era Paolo Pan condannato all’ergastolo. Aveva il movente: voleva avere tutta per sé la bella Franca e forse sognava di impadronirsi insieme a lei anche di un bel gruzzolo di soldi. E aveva la caratura criminale.
Il personaggio chiave di tutta la storia è Tarcisio fedele al fratello, ma anche traditore con la sua smania di chiacchierare. Quando esagerava con il vino tendeva a parlare troppo. Durante il processo puntò il dito contro la donna nel nobile tentativo di difendere il fratello, oltre che se stesso. La «diabolica bionda» aveva organizzato tutto per disfarsi in un solo colpo del marito e dell’antico amante: il piano era quello di rifarsi una vita con l’odontotecnico torinese, un’altra conquista. Ma non fu l’unico colpo di scena. In uno dei processi, la Ballerini confessò di esser stata l’amante di Pan e aggiunse che la figlia era frutto di questa relazione adulterina, ma escluse ogni complicità nel delitto.
Dieci anni dopo, il padre della vittima morì poco dopo essersi detto «stanco, con un figlio ammazzato, una moglie morta di crepacuore e una giustizia inseguita e mai avuta ».
« La polvere è diventata troppa», disse.
