Terminata l’autopsia sul corpo di Ivan Ciullo, il dj radiofonico trovato senza vita in una campagna di Acquarica del Capo, in località Calìe. Impiccato con il cavo di un microfono ad un albero di ulivo, secondo la prima ricostruzione dell’accaduto che parla di suicidio. Una versione a cui la famiglia dello speaker non ha mai creduto. Era stata la Procura di Lecce a disporre la riesumazione del cadavere, sepolto nel cimitero del paese, per fare luce sulle reali cause del decesso.
I risultati dell’esame, eseguito dal medico legale Alberto Tortorella e dal professore dell’Università di Bari Francesco Introna alla presenza dei consulenti di parte, saranno noti tra novanta giorni. Questo il lasso di tempo che separa i dubbi sulla morte del 34enne dalla verità, quella cercata disperatamente da papà Sergio, da cui aveva ereditato la passione per le radio e mamma Rita, a cui aveva dedicato uno dei suoi ultimi pezzi, “Strati d’anima”.
L’unica indiscrezione arriva dai consulenti di parte della famiglia Ciullo e riguarda l’orario della morte, collocato intorno a mezzanotte e mezza. Molto dopo, quindi, di quello ipotizzato durante le indagini e fissato per le 18.30 circa.
La speranza è che l’autopsia fornisca finalmente le risposte tanto cercate in questi anni dai genitori di“Navi” che, assistiti dagli avvocati Paolo Maci e Walter Biscotti, hanno ottenuto la riapertura del caso, dopo ben due archiviazioni. «Istigazione al suicidio», questo è scritto nel fascicolo nelle mani del pm Maria Vallefuoco.
Ivan si è suicidato mosso da qualche ‘tormento’ o qualcuno lo ha ucciso, anzi strangolato, mascherando l’omicidio da suicidio? Ad avvalorare questa conclusione vi sarebbero anche le consulenze svolte dal criminologo Roberto Lazzari e dall’esperto in medicina legale, Giuseppe Panichi dalle quali emergerebbero “numerose incongruenze”.