La Procura chiede l’archiviazione per il cardiologo accusato di avere effettuato visite, nonostante fosse positivo al Covid 19 e di aver contagiato un paziente.
Nell’istanza, il sostituto procuratore Maria Vallefuoco, sottolinea che non vi è alcuna prova (nè potrà mai essere acquisita) che il contagio della paziente sia dipeso dal medico.
Non solo, “poiché il medico non ha diritto ad alcun esonero dal servizio in presenza di sintomi specifici (proprio per la drammatica emergenza epidemiologica che affligge il nostro paese), dovendo eventualmente attendere l’esito del tampone”
E poi, “attesa la riscontrata positività, il denunciante e tutti i pazienti che sono stati visitat …. sono stati prontamente avvertiti”.
Il cardiologo, un 65enne di un paese della Grecìa Salentina, assistito dall’avvocato Luigi Corvaglia, era indagato per l’ipotesi di reato di delitti colposi contro la salute pubblica. Le indagini hanno preso il via dopo la denuncia, presentata nei mesi scorsi in Procura, dagli avvocati Rita Ciccarese e Francesco Calcagnile, per conto di un 79enne di Uggiano La Chiesa. Ed ora la difesa ha già presentato opposizione alla richiesta di archiviazione che verrà discussa l’11 giugno dinanzi al gup Laura Liguori.
Nell’esposto veniva ricostruita la vicenda che ha poi portato all’apertura di un’inchiesta penale, per la quale il pm ha chiesto poi l’archiviazione. L’anziano signore si sottoponeva ad una visita cardiologica per un controllo di routine presso lo studio del medico specialista in cardiologia, nel pomeriggio del 16 luglio e vi si recava assieme alla figlia. Entrambi indossavano le mascherine ffp2 per tutta la durata della visita, così come il medico. Quest’ultimo però non prendeva gli altri necessari accorgimenti tesi a prevenire la diffusione del virus, poiché non indossava i guanti né si preoccupava di igienizzare le mani prima di dare inizio al controllo. Soprattutto, presentava i sintomi evidenti di un forte raffreddore e ammetteva testualmente di “non godere di un ottimo stato di salute”.
La visita, durata circa 40 minuti, comportava uno strettissimo contatto fisico con il medico, in particolare durante il controllo della carotide.
La sera del 22 luglio, la figlia del paziente riceveva una chiamata da parte dell’ASL di Lecce con cui le veniva comunicato che il cardiologo, recatosi in ospedale a causa di sintomi respiratori e febbre, era risultato positivo al tampone del Covid-19. Padre e figlia venivano sottoposti, a loro volta, al tampone, mentre gli altri congiunti decidevano di sottoporsi ai test sierologici e ai tamponi naso-faringei che, fortunatamente, davano esito negativo. Il 28 luglio veniva comunicata telefonicamente la positività del 79enne al Covid-19.
Il medico, infatti, secondo il denunciante, avrebbe dovuto preservare la salute dei propri pazienti oltre che quella di tutte le persone con le quali è venuto a contatto.
Ricordiamo che nei mesi scorsi, il direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl di Lecce, nonché coordinatore della task force Covid del Salento, Alberto Fedele, dopo avere accertato la condotta del cardiologo ha inviato una segnalazione alla Procura e all’Ordine dei medici di Lecce riguardante il caso. Il comportamento del medico, infatti, avrebbe visto l’insorgere di un focolaio che ha visto contagiate più di 25 persone.