Clan Padovano, si apre il carcere per 4 affiliati


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Prosegue la lotta nel Salento alla criminalità organizzata, così come si è avuta dimostrazione, tra l’altro, negli ultimi giorni. Nella mattinata di oggi personale del Commissariato di Gallipoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Lecce Dr. Carlo Cazzella, su richiesta del Sost. Proc. Dr.ssa Roberta Licci, a carico di tre gallipolini.

Si tratta di Cosimo Cavalera, 37enne già condannato per l’art. 416 bis e tentato omicidio, esponente di spicco del clan Padovano, la frangia gallipolina dell’associazione di tipo mafioso denominata s.c.u., attualmente detenuto presso la casa circondariale di Melfi, indagato per ricettazione e detenzione di armi clandestine e munizioni; di Andrea Cavalera, 36enne, fratello del primo, con precedenti per lesioni personali, fabbricazione e detenzione di materiale esplodente (munizioni) e danneggiamento, attualmente detenuto presso la Casa circondariale di Lecce, indagato per porto abusivo di armi clandestine e munizioni, estorsione, atti persecutori, minacce e lesioni personali; di Roberto Felline, di 49 anni, incensurato e in condizione di libertà, indagato per ricettazione, detenzione e porto di armi clandestine e munizioni, estorsione, atti persecutori e lesioni personali;  di Oreste Scorrano, anch’egli incensurato, di 24 anni con l’ accusa di estorsione e lesioni personali.
Ai fratelli Cavalera l’ordinanza è stata notificata in carcere essendo già detenuti.

Ma non finisce qui. A risultare indagate per i reati di atti persecutori e lesioni personali sono anche altre 4 persone, tutte di Gallipoli: B. A. di 73 anni, C. A., di 47 anni, C.C., di 43 anni, C.M.R., di 54 anni. 
I provvedimenti eseguiti oggi traggono origine dal sequestro di due pistole, effettuato il 1° luglio del 2013, quando nel corso di una perquisizione domiciliare effettuata presso l’abitazione occupata all’epoca da Andrea Cavalera, personale del Comissariato di Gallipoli ha rinvenuto e sequestrato due pistole, una Beretta mod. 70, cal. 7,65, con matricola abrasa, ed una Bruni, in origine a salve, trasformata in arma comune da sparo, priva di matricola, armi quindi di provenienza clandestina, nonché tre caricatori monofilari (due dei quali contenenti rispettivamente 8 e 6 cartucce cal. 7,65), 5 cartucce cal. 9 corto e 3 cartucce cal. 7,65. In quest’occasione Cavalera fu tratto in arresto in flagranza di reato.
Le armi, secondo le indagini effettuate dagli agenti del Commissariato di Gallipoli  appartenevano a Rosario Pompeo Padovano e Cosimo Cavalera, passate poi di mano all’atto dell’arresto di questi ultimi, nel novembre del 2010.

Le successive indagini condotte dagli Uffici di Polizia hanno consentito di accertare il coinvolgimento di altre persone, per lo più appartenenti alla famiglia Cavalera, non solo nella detenzione delle armi clandestine, ma anche in una serie di condotte estorsive e minacciose riconducibili ad un contesto di carattere mafioso imposto da Andrea Cavalera, arrestato nel novembre del 2010 nell’ambito dell’indagine riguardante l’omicidio di Salvatore Padovano.