Anche nel Carcere di Borgo San Nicola è tutto pronto per la fase 2. Il lockdown aveva ‘toccato’ anche i penitenziari, tant’è che come misura di prevenzione erano state sospese tutte le visite con i familiari. Un modo per ‘spezzare’ la catena ed evitare che il virus superasse i cancelli degli istituti di pena. Ma da lunedì l’Italia sta cercando di tornare alla normalità, anche se sarà a distanza di sicurezza e con una serie di regole o ‘accortezze’ per evitare che la curva dei contagi torni a salire. Sarà così anche per i detenuti che potranno incontrare di nuovo i familiari, dopo un lungo periodo trascorso lontani. I colloqui ripartiranno dal 25 maggio, fino – almeno per il momento – al 4 luglio. Anche in questo caso, non bisogna abbassare la guardia ed essere pronti a chiudere i cancelli se l’andamento dell’emergenza sanitaria locale e nazionale dovesse cambiare.
Come si svolgeranno i colloqui?
Anche in carcere la parola d’ordine sarà «sicurezza». Per questo i colloqui saranno organizzati in presenza, vis-a-vis, insomma, ma anche con videochiamate via skype e colloqui telefonici. Nel dettaglio:
- due in presenza al mese, uno ogni 15 giorni;
- due telefonate a settimana o tre nel caso dei detenuti che non fanno colloqui in presenza;
- quattro incontri su skype al mese della durata di 30 minuti.
Le salette dove si svolgeranno i colloqui con un solo familiare sono state attrezzate con dei pannelli in plexiglass trasparente. Le ‘barriere parafiato’ saranno posizionate sui tavoli. Un modo per rendere più sicuri gli incontri che dureranno un’ora. I colloqui con gli avvocati continueranno a svolgersi, su richiesta, via Skype, tutte le mattine, sabato incluso, e il mercoledì pomeriggio.
«Sappiamo tutti quanto le relazioni affettive con la famiglia rappresentino per le persone ristrette un aspetto fondamentale della loro vita – ha dichiarato la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Maria Mancarella – e quanto esse siano un bene umano particolarmente importante, capace di proteggere le persone detenute dai danni derivanti dalla carcerazione e sostenerle nella difficile situazione in cui si trovano, quanto insomma il sostegno della rete familiare rappresenti il caposaldo da cui ripartire una volta espiata la pena».
«È importante perciò che il carcere si avvii verso la ripresa dei colloqui faccia a faccia con i familiari, se pur con le limitazioni imposte dalle regole previste per la sicurezza sanitaria» ha dichiarato la Garante, dispiaciuta del fatto che nel provvedimento del 14 maggio non è previsto il ritorno del volontariato in Carcere. I volontari, spesso, rappresentano un primo e a volte unico autentico ponte tra il carcere e il mondo esterno.
«Come Garante, in attesa di poter riprendere i colloqui nella Casa Circondariale, continuerò a comunicare con i detenuti tramite posta, con avvocati e familiari attraverso la posta elettronica e su appuntamento via Skype. A tutti i detenuti e alle detenute della Casa Circondariale di Lecce va il mio saluto, il mio sostegno, la mia vicinanza» ha concluso.