Colpi di pistola contro l’auto della zia di Dario Potenza, c’è un legame con il processo ai suoi aggressori?


Condividi su

Le lancette dell’orologio avevano da poco segnato mezzanotte e mezza, quando il “silenzio” è stato interrotto dal rumore inconfondibile di spari. Ad aprire il fuoco il passeggero di una moto, condotta da un complice. Entrambi con il volto coperto da un passamontagna. Siamo a Galatone. E ad essere presa di mira è l’auto di proprietà della zia di Dario Potenza, classe 1999, volto ‘noto’ . La vettura era parcheggiata a pochi passi dall’abitazione dove il 21enne sta scontando i domiciliari. Pochi i dubbi che qualcuno abbia voluto recapitare al ragazzo un messaggio senza contare che il gesto intimidatorio si è consumato poche ore prima del processo per tentato omicidio. Alla sbarra i tre aggressori che avrebbero pestato a sangue e accoltellato il 21enne che, quella notte tra l’11 e il 12 dicembre, rischiò di morire. Potenza ora chiede un maxi risa

I fatti

Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, poco a mezzanotte e mezza due ‘sconosciuti’ con il volto coperto da un passamontagna si sarebbero avvicinati all’auto della zia di Potenza, parcheggiata a pochi passi dall’abitazione dove il 21enne sta scontando i domiciliari dopo l’arresto per essere stato trovato con 200 grammi di cocaina. Il passeggero, armato di pistola, ha esploso alcuni colpi d’arma da fuoco mandando in frantumi il lunotto posteriore di una Fiat Stilo station wagon di proprietà di un vicino di casa. L’altro colpo ha colpito la carrozzeria della Fiat Croma, probabilmente il reale obiettivo dei malviventi.

Potenza, come detto, ha conquistato gli onori della cronaca per essere stato vittima di un tentativo di omicidio. Inseguito per strada, pestato brutalmente e accoltellato sarebbe morto dissanguato se non fosse stato ‘salvato’ da un poliziotto libero dal servizio che abitava nella zona dove si stava consumando l’aggressione. L’uomo, sentendo il trambusto in strada, si è affacciato dalla finestra e urlando è riuscito a mettere in fuga i tre, tutti a volto scoperto. Ora, Giuseppe Marzano, Vincenzo Lanzillotto e Marco Colazzo – detenuti per quell’evento – dovranno essere giudicati con il rito abbreviato (il processo presso il tribunale di Lecce si sarebbe dovuto svolgere oggi, ma è stato rinviato al 18 settembre per l’impedimento di un avvocato). C’è un collegamento tra i due fatti o si tratta solo di una casualità? Procede il Commissariato di Nardò e la Squadra mobile