Lì dove sorge il primo sole d’Italia, a ridosso del leggendario faro, in uno dei luoghi di costa più belli della Puglia e del Mediterraneo, un incendio ha ridotto a cenere la macchia mediterranea e reso spettrale uno dei paesaggi più straordinari che si possano ammirare.
È duro da accettare ma è accaduto, è duro da accettare per chi scrive, e per tutti coloro che hanno frequentato e amato il tratto costiero compreso tra la baia dell’Orte e punta Palascìa, dove Adriatico e Jonio si incontrano secondo la principale convenzione nautica.
Parole forti sono state espresse dal senatore Dario Stefano, parole che condividiamo dalla prima all’ultima, e che segnano il confine tra la bellezza di un luogo unico e la tristezza della cronaca che abbiamo reso nota.
“Chi conosce quella lingua selvaggia di costa – scrive Stefano – chi ha camminato lungo i sentieri che portano al Faro di Palascia, sa che lì non c’è solo paesaggio: c’è identità, c’è memoria, c’è il Salento più autentico. Un luogo a cui sono profondamente legato, per storia personale e per ciò che rappresenta per tutti noi. Vederlo oggi avvolto dal fumo e ridotto in cenere fa male. Fa male come un lutto che poteva e doveva essere evitato”.
Il senatore Stefano parla di una devastazione che da un punto di vista ambientale e paesaggistico è disarmante. Uno sfregio che non possiamo più archiviare come “emergenza estiva”.
Se non fosse una tragedia, verrebbe quasi da dire che gli incendi corrono più veloci degli annunci.
Bruciano parole e promesse, senza lasciare possibilità di recupero. Non basta più parlare di prevenzione, servono azioni concrete.
Chi ha responsabilità istituzionale deve smettere di rincorrere i roghi e iniziare a prevenirli davvero, tutto l’anno. Perché questa, conclude Stefano, non è più un’allerta temporanea: è una catastrofe strutturale.