Ha risposto ha tutte le domande del Gip, Fausto Nicolì, il meccanico di Patù arrestato sabato 6 luglio, dopo un rocambolesco inseguimento con i Carabinieri, da cui aveva tentato in tutti i modi di fuggire. Terminata la spericolata corsa a bordo di uno scooter, durata appena 4 chilometri, il 51enne era finito in manette con l’accusa di detenzione dai fini di spaccio di sostanza stupefacente, resistenza a Pubblico Ufficiale e ricettazione. Addosso nascondeva un chilo di marijuana, ‘protetto’ da un involucro di cellophane trasparente. E non era stato il solo ‘reato’ commesso.
Nell’udienza di convalida dell’arresto che si è tenuta questa mattina, Nicolì – assistito dall’avvocato Luca Puce – ha sostenuto con fermezza di non avere nulla a che fare con lo spaccio, ma ha dichiarato di essersi soltanto prestato a trasportare la droga da una località all’altra. Una sorta di tassista dello stupefacente.
Al termine dell’interrogatorio, il gip Carlo Cazzella ha convalidato l’arresto, ma ha concesso al 51enne i domiciliari, accogliendo l’istanza della difesa.
Il nome del meccanico di Patù era già finito sulle pagine della cronaca locale e nazionale. Non per droga, ma per l’omicidio di Noemi Durini. Era stato Lucio Marzo, in una lettera di tre pagine consegnata ai poliziotti penitenziari del Carcere di Quartucciu dove era recluso, ad accusarlo ingiustamente di aver ucciso la studentessa di Specchia nelle campagne di Castrignano del Capo, dove poi era stata trovata. Il 19enne di Montesardo, per quelle responsabilità scaricate, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per calunnia aggravata.