“Costringeva la figlia minorenne a prostituirsi online”. Condanna a 13 anni per la madre


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Arriva la condanna alla pena di 13 anni di reclusione ed al pagamento di 20mila euro di multa per una 46enne della provincia di Lecce, accusata di aver costretto la figlia minorenne a prostituirsi online con il suo presunto amante. Per quest’ultimo, un 52enne del milanese, è arrivata la condanna a 12 anni di reclusione e 20 mila euro di multa.

La sentenza è stata emessa, nella giornata di ieri, al termine del processo con rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo) dal gup Maria Francesca Mariano. Il giudice ha inoltre condannato i due imputati al risarcimento del danno da quantificare in separata sede, in favore della bambina e del padre, che si erano costituiti parte civile con l’avvocato Paola Scialpi.

Inoltre, è stata disposta, per entrambi l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per la madre il giudice ha dichiarato  la decadenza della potestà genitoriale.

Il pubblico ministero Erika Masetti, al termine della requisitoria, ha invocato la condanna a 12 anni di reclusione ciascuno.

I due imputati rispondono dei reati (tutti aggravati) di pornografia minorile in concorso e tentata violenza sessuale. La madre della ragazzina anche di maltrattamenti in famiglia. Il 52enne, invece, è accusato di atti persecutori.

La 46enne ed il suo presunto amante sono difesi rispettivamente dagli avvocati Maria Assunta Saracino e Paolo Formato che potranno fare ricorso in Appello, una volta depositate le motivazioni della sentenza.

La ragazzina, oggi 17enne, secondo l’accusa, sarebbe stata costretta a subire le violenze da quando aveva 13 anni. Ed in base a quanto denunciato, la donna avrebbe anche somministrato al marito degli ansiolitici in modo da renderlo «inoffensivo».

Dalle indagini sarebbe emerso anche il ruolo dell’amante della donna che, in appena due mesi, avrebbe inviato alla minorenne circa 85mila messaggi su un telefono all’interno del quale era stata applicata una app che consente di attivare da remoto fotocamera e microfono del cellulare, riuscendo così a controllare ogni movimento della minore. Le accuse sono state confermate dalla giovane nel corso dell’incidente probatorio.

A far venire a galla la vicenda era stata una compagna di scuola con cui la ragazzina si era confidata.

Nel maggio scorso, entrambi erano finiti in carcere con ordinanza del gip Anna Paola Capano, richiesta dal pm Erika Masetti.