Si chiude con una condanna il processo nei confronti di un un bidello accusato di avere molestato una studentessa, nell’ascensore di un liceo.
Nelle scorse ore, il collegio della prima sezione (presidente Annalisa De Benedictis) ha inflitto la pena di 3 anni di reclusione al collaboratore scolastico. L’imputato rispondeva di violenza sessuale tentata e consumata. Il pm Giorgia Villa aveva, a sua volta, invocato la condanna a 3 anni.
Il bidello è difeso dall’avvocato Paolo Spalluto che una volta depositate le motivazioni della sentenza, potrà presentare ricorso in Appello.
I fatti risalgono al 13 gennaio del 2018 e si sarebbero verificati in un liceo alle porte di Lecce.
In base a quanto emerso nel corso dell’inchiesta, coordinata dal pm Stefania Mininni, la studentessa, 17enne all’epoca dei fatti, sarebbe stata molestata dal bidello, all’interno dell’ascensore. L’uomo, dopo aver schiacciato il tasto del piano interrato, avrebbe raggiunto il sotterraneo, dove c’era il deposito di vecchi banchi e lavagne rotte e avrebbe cercato un approccio fisico con la ragazza. Avrebbe tentato di baciarla, ma la studentessa sarebbe riuscita a respingere il molestatore. Risalendo con l’ascensore, però, il bidello avrebbe cercato nuovamente di “toccarla” nelle parti intime.
La studentessa è stata anche sentita dal giudice nella forma dell’incidente probatorio. La giovane ha confermato le accuse e le molestie subìte in ascensore dal collaboratore scolastico.
Invece, nel mese di luglio del 2019, il padre della ragazza ha patteggiato la pena con l’accusa di avere picchiato il bidello, dopo aver saputo che aveva molestato la figlia. Il gup Edoardo D’Ambrosio ha accolto il patteggiamento ad 1 anno (pena sospesa) per il genitore di Squinzano. Rispondeva del reato di lesioni personali aggravate. Il giudice ha accolto l’istanza di patteggiamento “concordata” in precedenza dall’avvocato Fiorindina De Carlo con il pm.
Secondo l’accusa, il 21 maggio del 2018, il bidello, mentre si dirigeva a scuola in bicicletta sarebbe stato bloccato da una macchina. L’uomo, sceso dalla vettura, lo avrebbe ripetutamente colpito con una mazza, spezzandogli entrambi gli avambracci. La brutale aggressione avrebbe provocato alla vittima, anche uno sfondamento cranico e complessivamente si sarebbero resi necessari 175 punti di sutura.
Circa due ore dopo, il padre della studentessa, si sarebbe recato presso i carabinieri della locale stazione per confessare l’accaduto. L’aggressore si sarebbe giustificato, asserendo di aver agito così violentemente, perché la figlia era stata oggetto di attenzioni sessuali da parte del bidello. L’uomo è stato poi denunciato a piede libero.