Arriva la condanna a 7 anni di reclusione per l’automobilista che travolse e uccise Luna Benedetto, a soli 16 anni, su viale Giovanni Paolo II, a Lecce. Non solo, poiché l’amico della ragazza, alla guida dello scooter, venne ricoverato in gravi condizioni e trascorse dieci giorni in coma.
Al termine del processo con rito ordinario di ieri, il giudice Elena Coppola ha condannato M.T., 43enne di Melissano, riconoscendone l’esclusiva responsabilità nel sinistro stradale. L’imputato rispondeva delle ipotesi di reato di omicidio stradale e lesioni personali gravi.
Sono state inoltre disposte una serie di provvisionali per le parti civili, quantificate complessivamente in oltre 200mila euro. Nello specifico, 150mila euro per il giovane alla guida dello scooter e 50mila euro per i suoi genitori, assistiti dall’avvocato Ladislao Massari. Invece, 20mila euro al fratello del ragazzo, assistito dall’avvocato Flavio Cimmino.
L’imputato, difeso dall’avvocato Mauro Margarito, potrà fare ricorso in appello non appena saranno depositate le motivazioni del dispositivo (entro 90 giorni).
Il 14 giugno del 2020, Luna Benedetto stava tornando a casa, in sella ad uno scooter, una Vespa Piaggio guidato da un amico che stava svoltando verso via Rapolla. Il mezzo a due ruote venne colpito in pieno, al centro della carreggiata, da una Renault Megane, guidata da M.T.. L’automobilista, si trovava in fase di rientro dalla corsia di sinistra verso destra e dopo aver sorpassato una macchina, colpì in pieno la fiancata laterale destra dello scooter che fece un volo di dieci metri. Per Luna Benedetto non ci fu nulla da fare. L’amico alla guida dello scooter, riportò fratture in più parti del corpo e si risvegliò dopo dieci giorni di coma.
Il conducente dell’auto risultò negativo ai test alcolemici e tossicologici. Ed ascoltato dagli inquirenti sostenne di non aver visto lo scooter svoltare e di non avere neanche avuto il tempo di frenare per evitare il violento impatto.
Dalle indagini del pm Alessandro Prontera, sulla scorta delle indagini condotte dalla polizia locale e della perizia realizzata dai consulenti tecnici, Lelly Napoli e Antonio Vernaleone, sarebbe emerso come il conducente guidasse ad una velocità eccessiva in un tratto di strada poco illuminato: 112 kmh in un punto in cui il limite consentito è di 50 kmh (oltre il doppio).
L’uomo venne poi rinviato a giudizio dal gup Giulia Proto, al termine dell’udienza preliminare, ed il processo si è concluso in queste ore con la condanna in primo grado dell’automobilista.