Copiarono all’esame di avvocato? Accolta la messa alla prova per venti di loro

I fatti fanno riferimento all’11, 12 e 13 dicembre del 2012, quando gli aspiranti avvocati avevano sostenuto presso il complesso universitario ‘Ecotekne’ di Lecce la prova scritta per il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione forense.

Si divide in due tronconi il procedimento a carico di un centinaio di aspiranti avvocati, accusati di avere copiato da internet durante la prova scritta.
 
Il giudice monocratico Silvia Saracino ha accolto la richiesta di "messa alla prova" per una ventina di essi, sulla base del "programma di recupero" presentato dai propri difensori.
 
Questi dovranno svolgere lavori di pubblica utilità nei prossimi 180 giorni.  Il giudice ha fissato la data del 29 settembre 2017, per valutare il buon esito della "prova" che svolgeranno presso  pubbliche amministrazioni, associazioni di volontariato ecc. Se venisse accolta, si configurerebbe l'estinzione del reato e gli aspiranti avvocati potrebbero partecipare al concorso pubblico.
 
Invece, tutti gli altri imputati dovranno presentarsi il 27 febbraio prossimo presso lo stesso giudice, per l'inizio del dibattimento. Una sessantina di loro, invocando un pronunciamento della Corte Costituzionale di luglio, chiederà la remissione in termini per la presentazione della messa alla prova. Dunque, una sorta di proroga per poter usufruire di questa opportunità.
 
Per una decina, invece, inizierà regolarmente il processo penale.
 
La maggior parte degli aspiranti avvocati hanno, infatti, deciso, attraverso i propri legali, di opporsi al decreto penale di condanna che prevede la pena pecuniaria in alternativa al carcere che, per delitti di questo tipo, oscilla dai tre mesi ad un anno.
 
Ai presunti  “copioni”, infatti, era stata contestata la violazione dell'articolo 1 della legge 475 del 1925, che punisce chiunque "utilizzi elaborati non propri". Una vecchia legge depoca fascista che da più di novant’anni punisce chiunque incappi nel reato di falsa attribuzione di un lavoro altrui.
 
Infine, per altri due imputati , il 25 gennaio inizierà il processo con il giudizio abbreviato, innanzi al giudice Giovanni Gallo. 
 
I fatti fanno riferimento all'11, 12 e 13 dicembre del 2012,quando gli aspiranti avvocati avevano sostenuto presso il complesso universitario "Ecotekne" di Lecce la prova scritta per il conseguimento dell'abilitazione all'esercizio della professione forense.
 
L'indagine coordinata dal procuratore capo Cataldo Motta è stata effettuata dalla polizia postale di Bari e Lecce, che spulciando migliaia di mail e sms ha scoperto come, durante i test, gli esaminandi abbiano inviato le tracce a persone di fiducia o studi legali, ottenendo indietro i compiti già compilati. Altri presunti furbetti hanno, invece, attinto le informazioni su Internet, consultando siti specializzati, senza nemmeno prendersi la briga di rielaborarli, mentre i più generosi hanno fatto copia fotografica dei compiti corretti e li hanno inviati agli amici, impegnati nella stessa prova, tramite WhatsApp. Era dunque impossibile, per la Corte d'Appello di Catania, chiamata a correggere le prove d'esame sostenute a Lecce non accorgersi delle anomalie, rispedendo di fatto al mittente 103 elaborati sospetti.
 
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Enrico Gargiulo, Federico Pellegrino, Cristiano Solinas, Luigi Rella, Anna Inguscio, Francesco Fasano, Vincenzo Venneri, Luca Puce, Carlo Sariconi, Marco Elia, Fabio Ruberto.



In questo articolo: