Scherni razzisti da un gruppo di tifosi del Gallipoli a due calciatori di colore del Mesagne, che hanno suscitato l’indignazione dei presenti e non sono sfuggiti all’arbitro. Così il Commissariato di Gallipoli, in sinergia con la DIGOS di Brindisi e il Commissariato di Mesagne, a conclusione di articolate indagini, ha identificato e successivamente applicato a 7 tifosi ultrà della squadra jonica provvedimenti DASPO, emessi dal Questore di Brindisi per un periodo di 5 anni, di cui tre con obbligo di firma per 1 anno.
I fatti
Il match è quello del 16 settembre scorso: dalla tribuna del settore ospiti dello stadio “Guarini” di Mesagne, in quella circostanza occupata da una cinquantina di sostenitori del Gallipoli, si levarono per l’intera durata dell’incontro, ripetuti ululati e mugugni imitativi del verso e della postura della scimmia all’indirizzo di due giocatori di colore della squadra avversaria.
Simili azioni non sfuggirono al direttore di gara che quella domenica annotò l’accaduto sul referto. Da qui la multa di 500 euro e la disputa a porte chiuse della successiva partita presso lo stadio “Bianco”, come deciso dal giudice sportivo.
Personale della Squadra Informativa e della Polizia Scientifica del Commissariato di Gallipoli è giunto all’individuazione dei responsabili, visionando i filmati e analizzando ogni singolo fotogramma delle immagini registrate durante la gara di Mesagne. Gli accertamenti hanno permesso di risalire a sette ultrà gallipolini, tra i 20 e i 32 anni, alcuni dei quali già noti agli organi di polizia.
Tre di loro sono stati già sottoposti a provvedimento DASPO in conseguenza di gravi episodi di violenza consumati durante manifestazioni sportive, mentre 4 risultano gravati da numerosi precedenti penali e giudiziari per reati non solo d’ambito calcistico, ma anche per resistenza a pubblico ufficiale, rissa, lesioni, minacce, furto, detenzione di droga e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.
Un tifoso, in particolare, è risultato tuttora sottoposto alla misura di prevenzione dell’Avviso Orale emessa dal Questore di Lecce.
Oltre ai DASPO, tutti e sette i tifosi sono stati denunciati penalmente in stato di libertà, per atti di discriminazione per motivi razziali.
La lunga scia di violenza nella tifoseria gallipolina
Sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica, i provvedimenti DASPO emessi dal Questore di Brindisi segnano un duro colpo alla tifoseria organizzata gallipolina, a vocazione violenta. I fatti accaduti a Mesagne segnano il passo alla lunga scia di tensione violenta tra alcune frange ultrà e la società del Gallipoli Football 1909.
Tutto ebbe inizio ad agosto scorso, durante la fase di precampionato, quando in periodo di calciomercato la società jonica annunciò l’acquisto di A.C., difensore di origini gallipoline con trascorsi agonistici nelle fila della rivale “storica” del Casarano Calcio.
Un’operazione di calciomercato che non andò giù ad alcuni ultrà gallipolini che misero in atto duri attacchi sul profilo Facebook della società, proseguita poi nelle prime gare di campionato, tra accese contestazioni e ultras che disertarono la curva presidiando il territorio contiguo allo stadio “Bianco”, con il preciso scopo di arrecare turbative all’ordine e alla sicurezza pubblica.
Nelle prime tre giornate di campionato, infatti, la contestazione ha avuto luogo nell’aree antistante lo stadio. In particolare, durante la gara casalinga contro l’Avetrana una trentina di tifosi davanti al campo sportivo e, dopo aver intonato cori incitanti alla violenza, prima di allontanarsi hanno lanciato 5 grossi petardi.
Il tutto è stato documentato e filmato dal personale della Polizia Scientifica. In un’altra circostanza, infine, nel centro abitato, gli agenti del Commissariato hanno notato la presenza di alcuni striscioni contenenti scritte offensive, rivolte al discusso calciatore, subito documentati e rimossi.
Per questi motivi il personale del Commissariato di P.S. di Gallipoli ha intrapreso specifiche attività, tra videoriprese e servizi d’osservazione, dirette a prevenire criticità dell’ordine pubblico con successiva individuazione dei soggetti più inclini alla violenza. Alcuni dei destinatari dei divieti sono risultati soggetti già noti alle forze dell’ordine, anche per effetto di episodi analoghi e, quindi, sono stati sottoposti al divieto di Accesso alle Manifestazioni Sportive.