Circa cinquecento giornalisti sono stati accreditati da ogni angolo del mondo per seguire la lettura della sentenza sull'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nella notte tra l'1 e il 2 novembre del lontano 2007. Una miriade di telecamere immortaleranno il momento in cui la Corte d'Assise d'Appello di Firenze si pronuncerà sulla colpevolezza o sull’innocenza di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Non stupisce. Non più. Perché in quello conosciuto a tutti come «delitto di Perugia» ci sono sempre stati due filoni paralleli: quello giudiziario e quello mediatico. E sebbene entrambi, in modo diverso, abbiano cercato di ricostruire con esattezza cosa accadde quella notte nella villetta di via della Pergola nel cuore della cittadina umbra, resta cosa non semplice stabilire quale sia la verità, dato che manca l’elemento chiave, la prova schiacciante che avrebbe reso tutto diverso. Non c’è l’arma del delitto, non c’è un movente sensato che spieghi il perché una giovane studentessa sia stata uccisa così brutalmente, non c’è una ricostruzione logica dei fatti. Siamo di fronte ad un «delitto perfetto», di quelli che piacciono all’opinione pubblica, destinati a riempire le prime pagine dei giornali. E allora? Sono colpevoli o innocenti? Mez non merita forse giustizia dopo 7 anni?
Questo è il punto. Nell’omicidio di Meredith Kercher, e non solo in quello, indipendentemente da cosa accadrà, resterà la sensazione che qualcosa sia sfuggito, che qualcosa non sia stato risolto, che qualcosa ancora ci separi dalla verità. E senza verità anche la giustizia è una giustizia «a metà».
Il caso, purtroppo, rischia di diventare un mistero irrisolto. Come il delitto di Cogne, dell’Olgiata, di via Poma, di Avetrana. Omicidi che in comune, oltre all’attenzione mediatica, hanno anche l’«ossessione» per i protagonisti, indagati in cerca di dettagli, particolari, movenze. “Ci saranno sempre tre Amanda Knox", aveva titolato il Time pochi giorni prima del processo d’appello di Perugia. Tante quanti sono i paesi coinvolti (Usa, Regno Unito e Italia). Ed è vero. Amanda era troppo bella, troppo diavolo ed acqua santa, troppo “pulita” perché la triste storia che l’ha vista protagonista non si trasformasse in una soap opera ma prima della morte di Mez era “solo” una giovane studentessa americana di vent’anni che da Seattle, la città dello Microsoft, era arrivata in Italia. E Raffaele? Sollecito è ricordato come colui che baciava e accarezzava l’allora fidanzata mentre la polizia esaminava la scena del crimine, incurante delle telecamere al di là della strada. Ma basta questo a far di loro degli assassini?
A distanza di sette anni il delitto di Perugia torna alla ribalta della stampa mondiale. Se saranno condannati, nessuno potrà dire che sono colpevoli al di là di ogni ragionevole dubbio. Se verranno assolti, in molti crederanno alla loro innocenza. Quel che è certo è che oggi siamo giunti finalmente ad un epilogo. Forse.