Detenuto tunisino aggredisce 4 poliziotti penitenziari salentini, prognosi dai 7 ai 15 giorni

Il grave episodio si è verificato al Tribunale di Bari dove l’uomo era stato tradotto da una scorta composta da 4 poliziotti penitenziari. Il tunisino ha provato a fuggire ma è stato bloccato e portato al Policlinico di Bari

«Quello che è successo oggi al Tribunale di Bari per colpa di un detenuto tunisino in carcere a Borgo San Nicola testimonia, ancora una volta, la professionalità e l’abnegazione degli agenti salentini e la totale assenza dell’Amministrazione Penitenziaria totalmente curvata verso i diritti di chi è in custodia e, invece, silente nei confronti dei suoi uomini e delle sue donne in divisa».

C’è amarezza e delusione nelle parole dell’ Osapp, il sindacato delle forze di polizia penitenziaria al termine di una dura giornata di lavoro, quella di oggi, che ha messo a dura prova gli agenti.

In mattinata gli uomini del Nucleo Traduzione Interprovinciale di Lecce-Brindisi hanno accompagnato un detenuto tunisino presso il Tribunale di Bari. Nel Palazzo di Giustizia del capoluogo di regione, l’uomo ha dato letteralmente in escandescenze, provando a scappare e riservando calci, schiaffi, pugni e sputi ai 4 agenti salentini che provavano in tutti i modi a bloccarlo con fermezza e professionalità, evitando di cadere nelle ripetute provocazioni.

Dopo una lunga colluttazione e grazie anche alla collaborazione di due agenti baresi, il tunisino è stato fermato e portato al Reparto di Psichiatria del Policlinico di Bari. Visitato e sedato, l’uomo è stato poi refertato: per i sanitari baresi non c’erano le condizioni per trattenerlo in quanto l’uomo era in condizioni di rientrare in cella a Lecce.

Così gli agenti sono saliti a bordo del mezzo e sono rientrati a Borgo San Nicola con il detenuto, lo hanno accompagnato in cella e si sono recati al Vito Fazzi per farsi medicare e refertare. La prognosi per i quattro poliziotti va dai 7 ai 15 giorni viste le contusioni e gli ematomi riportati. Per non parlare poi della coazione psicologica subita visto che le azioni del detenuto sono state compiute davanti a tantissima gente.

«Viaggiamo su mezzi inadeguati con personali che non fa corsi d’aggiornamento, nemmeno al poligono di tiro. Solo e soltanto la professionalità – conclude Ruggero D’Amato, vice presidente regionale di Osapp – supplisce a tanta disorganizzazione».



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