Diffusione Xylella nel Basso Salento, nuova consulenza della Procura sul ruolo della ‘lebbra dell’ulivo’

I magistrati starebbero verificando se esiste una relazione tra la Xylella Fastidiosa e la ‘lebbra dell’ulivo’, una malattia delle piante diffusasi nel territorio salentino, nell’arco di tempo compreso tra il 2009 e 2010.

Continuano le indagini della Procura di Lecce per accertare eventuali responsabilità penali sulla proliferazione del batterio Xylella, attraverso gli alberi di ulivo del Salento. Nei mesi scorsi, i sostituti procuratori Elsa Valeria Mignonee Roberta Licci avevano aperto un fascicolo contro ignoti per "diffusione di malattia delle piante", in base a quanto espresso dall'articolo 501 del codice penale.
 
Nelle scorse ore, i magistrati avrebbero intrapreso, nell'ambito della stessa inchiesta, un nuovo filone d'indagine che intenderebbe accertare se esiste una relazione tra Xylella Fastidiosa e la "lebbra dell'ulivo", una malattia delle piante diffusasi nel territorio salentino, nell'arco di tempo compreso tra il 2009 e 2010. La singolare forma di " lebbra" si sarebbe diffusa in quella fascia territoriale del Basso Salento, tra Taviano e Gallipoli, dove si sono sviluppati i primi focolai di Xylella; questa "emergenza "sarebbe stata affrontata dalla Regione Puglia, attraverso una specifica determina. Inoltre, andrebbe fatta un altra considerazione: l'Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha sempre sottolineato, nell'ambito dei suoi autorevoli studi, che il batterio della Xylella fastidiosa attecchisce solo in presenza di un albero di ulivo "malato".
 
Nelle scorse ore, i magistrati inquirenti hanno incaricato il "nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale della forestale" (Nipaf) di accertare quali fossero le aree in cui furono autorizzate le cure, per debellare questa malattia. Inoltre, sarebbero stati ascoltati anche gli "esperti " incaricati dalla Regione per fronteggiare la "lebbra dell'ulivo".
 
Dalla testimonianza del professore di un liceo del Basso Salento, sarebbe emersa un'interessante circostanza. L'uomo ha difatti riferito di avere avvistato nel 2010,  in prossimità di alcuni oliveti, dei cartelli, tra Taviano e Gallipoli che" avvisavano" della presenza della "lebbra dell'Ulivo" e indicavano le cure da adottare. Gli investigatori, dopo avere eseguito gli opportuni accertamenti, risalirono ad un determina della Regione a Puglia del 10 marzo 2010. Il documento intitolato "Indicazioni delle strategie di controllo da adottare per contenere le infezioni della lebbra delle olive" era a firma dei dirigenti dell'Ufficio Osservatorio Fitosatario e del Servizio Agricoltura e furono fornite alcune indicazioni agronomiche e chimiche per fronteggiare "l'emergenza".
 
Naturalmente, l'aspetto della vicenda che interessa maggiormente la Procura, riguarda l'effettiva applicazione di queste norme e i risultati che ne derivarono. È dunque, in corso una nuova consulenza affidata agli esperti Dario Rinaldi e Francesco Surico, docenti di Batteriologia dell'Università di Firenze e l'agronomo Dario De Giorgi che sarà depositata negli uffici della Procura nelle prossime ore. 
 
I consulenti dovranno capire se la diffusione "lebbra dell'ulivo"  abbia avuto un'incidenza per lo sviluppo dell'epidemia da Xylella.



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