Dichiara il proprio amore ad una donna disabile e s’intasca 200mila euro? Dipendente comunale a processo

Al termine dell’udienza preliminare, il gup Laura Liguori ha rinviato a giudizio Augusto Capasa, 57enne leccese, con l’accusa di truffa aggravata.

Finisce sotto processo un dipendente comunale della Lupiae Servizi accusato di una maxi truffa. Al termine dell’udienza preliminare, il gup Laura Liguori ha rinviato a giudizio Augusto Capasa, 57enne leccese. Il processo si aprirà il 26 ottobre, dinanzi al giudice monocratico Bianca Todaro.

Una delle due vittime di truffa, una donna del Nord Salento, si è costituita parte civile con l’avvocato Francesca Conte. Augusto Capasa risponde dell’ipotesi di reato di truffa pluriaggravata. È assistito dall’avvocato Francesco De Iaco e potrà dimostrare l’estraneità alle accuse nel corso del dibattimento.

Secondo l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci, fino al mese di luglio del 2019, Capasa avrebbe truffato, intascando ben 200mila euro, una donna di mezza età di un paese del Nord Salento, affetta da disabilità all’85%. In che modo? Promettendole un progetto di vita in comune e dichiarandole il proprio amore per lei, nonché approfittando dei profondi e reali sentimenti provati dalla medesima e della situazione di debolezza e vulnerabilità dovute all’invalidità civile. Per ottenere ciò le avrebbe riferito di trovarsi in difficoltà economiche. E ci sarebbe riuscito, inducendola a versare l’ingente somma sul proprio libretto di risparmio. Avendo la disponibilità del codice segreto della carta di credito della signora, avrebbe effettuato acquisti online per un importo complessivo di 4.500 euro.

La donna ha poi sporto denuncia attraverso l’avvocato Francesca Conte, ricostruendo la truffa architettata dal dipendente comunale. E veniva sottolineato nell’atto come Capasa la minacciava e la offendeva di non farsi più vedere se non le avesse corrisposto il denaro. E quando la signora disabile, trovava il coraggio di chiedergli di restituirle i soldi prestatigli, l’aggrediva verbalmente per aver osato rinfacciargli i prestiti elargiti.

L’altro episodio di presunta truffa, invece, si sarebbe verificato nell’agosto del 2019, in danno di una signora di mezza età della provincia di Venezia. In questo caso, Capasa si sarebbe qualificato come un Maggiore dei Carabinieri “in incognito”, laureatosi presso l’accademia militare di Modena ed impegnato nell’attività investigativa, conseguente alla collaborazione dei pentiti di mafia.

Ed avrebbe manifestato alla signora le concrete intenzioni relative ad un comune progetto di vita, chiedendole anche, in considerazione di gravi problemi economici e finanziari, a corrispondergli nel tempo somme di denaro, mediante bonifici bancari. Non solo, anche mediante la consegna della sua carta di credito ricaricabile, dalla quale effettuava direttamente dei prelievi per un importo totale di 15.360 euro.

In questo caso, vi è stata però una remissione di querela da parte della presunta vittima.