La terapia intensiva a misura di mamme e neonati, scaldabiberon e altri doni al “Vito Fazzi”


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Un grande contributo per dei piccoli pazienti. Grazie all’Associazione “Cuore e mani aperte verso chi soffre” Onlus e al Lions Club Lecce Messapia, l’Unità di Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale “Vito Fazzi” avrà degli scaldabiberon per il latte, sedie per la marsupio-terapia, per permettere alle mamme di essere in contatto diretto con i neonati, e bilirubinometro, che offrirà la possibilità di misurare il livello di birilubina nel sangue, responsabile dell’ittero. E così l’Utin sarà più a misure di mamme e di neonati.

La cerimonia

La donazione è un gesto importante ed è l’ennesimo risultato frutto della collaborazione delle due realtà associative con l’azienda sanitaria. Materiale medico che sarà a disposizione dei reparti e dei piccoli pazienti, con le loro mamme. In questa occasione, una cerimonia che si è conclusa con la benedizione impartita da Mons. Michele Seccia ha inaugurato le nuove attrezzature. Accanto all’arcivescovo di Lecce, hanno partecipato anche il direttore medico del “Fazzi”, Giampiero Frassanito, il presidente e il vicepresidente di “Cuore e mani aperte verso chi soffre”, don Gianni Mattia e Franco Russo, il presidente del Lions Club Lecce Messapia Sergio Rizzo, il direttore responsabile dell’UTIN Giuseppe Presta, operatori sanitari, studenti del corso di Scienze infermieristiche e i “nasi rossi” volontari della clownterapia.

Un traguardo molto importante, ha ricordato Pastore, poiché “con il DEA completato e in fase di collaudo e accreditamento, si avvicina anche l’obiettivo importantissimo di poter realizzare anche qui nel Salento un vero ospedale per i bambini”.

“I vincoli burocratici – ha aggiunto – ci costringono a fare i ragionieri, acquistando ciò che è indispensabile. Per questo, quanto fa il volontariato per la Sanità è fondamentale, poiché aggiunge strumenti utili alla nostra attività quotidiana e migliora il rapporto con le persone, pazienti e familiari. La Sanità pubblica ha al suo fianco tantissime associazioni che ci aiutano e ci supportano, basta girare specialmente in alcuni reparti ospedalieri per capire quanto sia importante il loro contributo».

“Grazie alla sensibilità dei volontari – ha sottolineato il neonatologo Presta – riusciamo ad avere tanti piccoli e grandi aiuti che ci permettono di umanizzare il nostro reparto, dove diamo la vita, curiamo non solo la patologia del bambino, ma ci prendiamo cura anche della mamma, del papà e degli altri figli, perché la famiglia intera subisce un forte impatto dalla nascita di un bambino pretermine o con patologia”.

“Al centro di tutto ciò – continua mons. Seccia – ci sono le persone: ogni volta che vengo al Fazzi noto la grande attenzione per le persone, soprattutto per quelle più fragili, bambini ed anziani. Chi opera in sanità è chiamato a seguire una vera e propria vocazione”.

“Tessere di un puzzle più ampio che – ha detto il direttore Frassanito – servono a disegnare un ospedale più accogliente, facendo crescere la qualità percepita che, ed è questo il nostro compito, deve sposarsi con quella reale”. Un’opera di estrema importanza che può «rendere migliore la vita degli altri, ribaltando quotidianamente la pietra dell’indifferenza», ha concluso don Gianni Mattia.