Finisce in manette un 23enne leccese, accusato di avere ripetutamente picchiato la compagna, mandandola in ospedale. Nella mattinata di domenica, gli agenti della Questura di Lecce-Sezione Volanti hanno tratto in arresto il giovane, come disposto dal pm di turno Paola Guglielmi. In mattinata, il gip Alessandra Sermarini ha convalidato l’arresto e confermato la misura degli arresti domiciliari. L’arrestato risponde delle accuse di maltrattamenti e lesioni personali.
I fatti
I fatti risalgono alla mattinata di domenica, intorno alle 7, quando in seguito ad una segnalazione, gli agenti intervenivano per una lite in strada tra due conviventi, alla periferia di Lecce.
In base alla ricostruzione dei fatti, che si è avvalsa di varie testimonianze, il giovane avrebbe iniziato a picchiare e minacciare di morte la compagna, dentro casa. Non solo, poiché l’avrebbe trascinata per strada e all’interno della macchina, dove avrebbe continuato a percuoterla. La giovane avrebbe tentato di sottrarsi alla violenza e di uscire dall’abitacolo, ma il fidanzato, trascinandola per i capelli, le sbatteva la testa contro il montante della portiera della vettura.
La ragazza avrebbe rimediato un trauma all’occhio ed al naso ed una ferita al labbro, come certificato dai sanitari del 118. Inoltre sono state rinvenute tracce di sangue sia nell’appartamento che in macchina. La ragazza, ascoltata dagli agenti, ha inoltre riferito altri episodi di volenza da parte del fidanzato.
Ed in effetti gli agenti erano dovuti intervenire in altre occasioni, procedendo a denunciare il ragazzo.
In sede di interrogatorio, il 23enne, assistito dall’avvocato Francesco Calabro, ha negato gli addebiti ed ha riferito di essere stato aggredito a sua volta dalla compagna, sotto effetto di alcol e per motivi di gelosia.
L’ordinanza del giudice
Il gip Sermarini, come detto, ha convalidato l’arresto, sostenendo che la condotta del 23enne “si inserisce in una più ampia vicenda di programmatica e sistematica volontà di sopraffazione posta in essere nei confronti della parte offesa“.
E aggiunge: “Si è al cospetto di un amore malato, reso ulteriormente patologico dall’uso delle droghe e dell’alcol, la cui cura non può essere demandata ad un tribunale, così come il profuso impegno delle forze dell’ordine non può nulla contro donne che vogliono permanere in una condizione di degrado emotivo e di violenza“.
Il gip conclude, affermando: “la donna appare ritrosa alla denuncia, atteso che ora ed allora rifiutava di farsi refertare e di denunciare il compagno, come pure è restìa all’allontanamento dalla violenza e dal proprio uomo, così incarnando lo stereotipo della vittima, che non si percepisce senza un compagno, pur se violento, dal quale poi di fatto fa ritorno“.