Una scomparsa misteriosa, un caso irrisolto. Irrisolto a causa dell’omertà, della reticenza di chi sapeva e ha taciuto, della paura di ripercussioni che hanno spinto i possibili testimoni a scegliere il silenzio. Misteri che appartengono al passato ma sempre attuali grazie alla tenacia dei familiari, di quei carabinieri e magistrati impegnati a ricostruire, tessera dopo tessera, un complicatissimo mosaico, in nome della ricerca della verità. Il caso di Emanuela Orlandi, scomparsa da casa una sera d'estate di trent’anni fa, è solo uno di una lunga serie di crimini rimasti senza soluzione.
Una storia che, negli anni, si è intrecciata con altre vicende che hanno con ruoli diversi coinvolto il Vaticano, i servizi segreti e, da qualche tempo, anche la Banda della Magliana. Nel corso del tempo si sono avanzate, su questa vicenda tanto oscura quanto straziante, svariate teorie, ciascuna risolta in un vicolo cieco. Oggi ad aggiungere nuovi elementi è Ali Ağca l’attentatore di Giovanni Paolo II, che nella prima intervista televisiva rilasciata dopo la scarcerazione, in onda a “Quarto Grado” su Retequattro getta nuove ombre sul Vaticano.
«In qualche modo, Iran e Vaticano sono complici nell'omertà, un’omertà incredibile», sono le sue prime parole. Nell'intervista che andrà in onda stasera, l'ex lupo grigio racconta la sua verità: «Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono state rapite soltanto per ottenere la mia liberazione. Ho prove documentali che dimostrano questa mia affermazione e questo dato di fatto. Da anni, la stampa, soprattutto quella italiana, sta seguendo le menzogne di una tossicodipendente, Sabrina Minardi ( la ex del boss della Magliana, Enrico de Pedis). Il mondo e l’Italia vengono ingannati con la storia della Banda della Magliana. La verità è che Emanuela Orlandi è stata rapita soltanto per ottenere la mia liberazione».
Secondo Agca la famiglia Orlandi era a conoscenza di dettagli mai rivelati: «Emanuela Orlandi era la figlia di un uomo che lavorava dentro l’appartamento del Papa, considerato anche un agente dei sevizi segreti Vaticani. La famiglia Orlandi sapeva perfettamente che Emanuela era stata rapita con la complicità di qualcuno in Vaticano. Però l'ordine del rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è partito dal governo iraniano». Secondo l'ex terrorista i messaggi di quei giorni di Giovanni Paolo II sarebbero parte di una trattativa: “Dopo pochi giorni, il 3 luglio '83, il Papa ha parlato al mondo del rapimento di Emanuela Orlandi… un modo per trattare con i rapitori. Altrimenti il più grande Papa della storia non avrebbe mai mentito su un evento così importante. Successivamente, infatti, il Papa ha lanciato otto appelli, tutti durante gli Angelus, davanti al mondo. Questo è un dato di fatto immenso. Una volta, tramite una lettera, i rapitori hanno chiesto al Papa di pregare per Alì, per il suo attentatore, e il Papa ha pregato pubblicamente per me. Questa non è una cosa semplice. Poi i rapitori hanno chiesto di parlare direttamente con il primo ministro del Vaticano, il segretario di Stato Cardinal Agostino Casaroli.
È il 19 luglio '83: il governo Vaticano disposte una linea telefonica speciale attraverso la quale i rapitori di Emanuela possono parlare con il Cardinale Casaroli. È un segreto dello Stato Vaticano di cosa abbiano parlato. Dopo il mio ritorno in Turchia, Emanuela Orlandi è stata liberata, è stata consegnata al governo Vaticano. Adesso, probabilmente, Emanuela Orlandi si trova in un convento di clausura, affinché non riveli questa complicità del Vaticano e del governo iraniano».
Inoltre, Ali Agca accusa: «Fra il governo Vaticano e il governo iraniano c'è un silenzio concordato per difendere il dialogo interreligioso fra musulmani e cristiani, per evitare grandi conflitti umani e religiosi tra due popoli. Io capisco e rispetto questa posizione del Vaticano, però non posso rispettare questo silenzio su Emanuela Orlandi: quindi il Vaticano deve immediatamente liberare Emanuela».