Ha tentato di passare inosservata mentre faceva ‘shopping’ all’interno della Coin di piazza Mazzini, ma un addetto alle vendite ha capito subito, dal suo atteggiamento, che la giovane donna non aveva alcuna intenzione di pagare la merce scelta e ha immediatamente chiamato le forze dell’ordine. Una volante della polizia è arrivata poco dopo, giusto in tempo per notare una Alfa Romeo 147, guidata da una donna, che si allontanava frettolosamente. Alcuni passanti hanno attirato l’attenzione degli agenti, indicando quell’auto “sospetta”. Ne è nato un piccolo inseguimento, durato un centinaio di metri e terminato in via Monte San Michele, dove nel frattempo era giunta un’altra pattuglia, in ausilio, che ha fermato la conducente. Non solo, anche qui, è stata ‘preziosa’ la collaborazione di alcun i cittadini che hanno riferito di due donne che si erano allontanate a piedi. Sulle due non sono stati trovati elementi di reità.
Il racconto dell’addetto alla vigilanza dei magazzini Coin ha permesso di ricostruire quanto accaduto. Insospettito dall’atteggiamento delle donne che ‘armeggiavano’ nei camerini ha provato vederci chiaro e i sospetti si sono trasformati in certezze quando ha visto una di loro mentre con un cacciavite di piccole dimensioni stava staccando le placche antitaccheggio dai capi di abbigliamento, placche che poi nascondeva in un paio di jeans. Una volta soddisfatta dagli acquisti, come se nulla fosse, è uscita dal camerino di prova e ha appeso i jeans alla stampella. Poi, dopo essersi scambiata un segno di intesa con le altre due ragazze, si è allontanata dal negozio. Il resto è noto, l’addetto alla sicurezza ha chiamato il 113 e la Polizia le ha fermate.
In Ufficio, la donna ha mentito su tutto: sulla data di nascita, sul domicilio e persino sul nome. Non è stato difficile capire che stesse dando generalità false, forse per evitare che venissero a galla i suoi precedenti. Il foto-segnalamento ha raccontato la verità: è spuntato fuori che sulla donna pendeva un obbligo di dimora nel comune di residenza. Di più, non poteva mettere piede a Lecce fino al 2018. Si procedeva pertanto alla sua denuncia in stato di libertà per la violazione degli Obblighi e delle misure di Prevenzione per false attestazioni sulla propria identità tentato furto.