Desta ancora sgomento l'incendio che, poco più tardi di lunedì, ha ridotto in cenere parte di un oliveto secolare di proprietà della Curia vescovile di Nardò.
Stando a quanto riportato dal 'Quotidiano di Puglia', le fiamme avrebbero cominciato a propagarsi dalla tarda mattinata dell'altro ieri continuando, poi, a distruggere qualsiasi cosa incontrassero sul loro cammino per tutto il resto del pomeriggio seguente.
A suggerire che la responsabilità sia da attribuirsi alla mano dell'uomo, tuttavia, è il fatto che questa stessa zona era già stata oggetto di roghi dolosi negli anni passati, in modo particolare nel 2011 quando, dietro l'agire dei piromani, si sospettò ci fossero interessi ben più grandi come, fra gli altri, l'espansione di alcuni impianti fotovoltaici che, proprio in quel periodo, cominciavano a sorgere a ridosso della contrada Arene-Serrazze dove, appunto, insiste il terreno di proprietà della diocesi salentina.
Il nostro territorio, quindi, torna a piangere la distruzione scellerata del suo secolare, quando non millenario, patrimonio floristico così duramente provato finora.
È del 3 agosto scorso, infatti, l'ultima conflagrazione che ha mandato in fumo numerosi ettari di terreno presso i laghi Alimini compromettendo la pineta, il canneto e la macchia mediterranea attigui, circostanza che ha tenuto impegnate le squadre di soccorso per diverse ore prima che potessero ristabilire la situazione.
A questo ennesimo episodio, inoltre, va ad aggiungersi quello che, il 28 luglio, ha interessato la "serra del mito" a Tricase e, ancora, i continui focolai sviluppatisi in quel di Montesano fino a quattro giorni prima.
Certo, l'afa e il caldo di questi giorni non aiutano a risolvere il problema, anzi!, semmai lo complicano, ma è per tale ragione che è fondamentale la collaborazione da parte di tutti, degli organi preposti ad intervenire tempestivamente mentre, per quanto riguarda la popolazione civile, l'invito è sempre quello di segnalare qualsiasi principio di combustione, spontanea o indotta che sia, ai vigili del fuoco.
Luca Nigro