Una chiamata all’alba di questa mattina ha portato alla luce un caso ben più complesso di quanto potesse sembrare in apparenza. Erano le 4.30 circa, infatti, quando alla Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Tricase è giunta una segnalazione di un incendio in corso all’interno di uno studio medio, in pieno centro. I militari dell’Aliquota Radiomobile si sono immediatamente diretti sul posto, giusto in tempo per notare una Lancia Ypsilon, già segnalata in precedenza, allontanarsi in tutta fretta salvo essere poi fermata poco dopo dagli stessi agenti. A Bordo, un 29enne originario di Patù, affetto da disturbi dell’umore che in viso aveva ancora tracce evidenti di fuliggine. Non solo. Nell’auto sono stati ritrovati anche due flaconi contenenti liquido infiammabile, lo stesso -come accertato successivamente dai Vigili del fuoco del distaccamento di Tricase- utilizzato per appiccare l’incendio poco prima. E, per finire, gli accertamenti alcolemici a cui è stato sottoposto che hanno dato esito positivo.
Man mano che le ore passavano, il quadro indiziario cominciava a prendere corpo. Quello che si apriva era uno scenario "complicato", nonostante gli indizi evidenti. Perché non era la prima volta, anzi. Episodi simili non erano del tutto nuovi al giovane stalker. Alcune testimonianze, l’acquisizione di denunce, il sequestro di alcuni filmati dei sistemi di videosorveglianza di alcuni immobili nei pressi dello studio medico ed il rinvenimento di alcuni manoscritti del giovane hanno permesso agli investigatori di ricostruire l’accaduto e di ricollegare a lui ben tre diversi incendi avvenuti tra dicembre 2013 e gennaio 2014, tutti ai danni dello stesso studio medico, tutti diretti alla terapeuta del giovane.
Gli indizi raccolti dai Carabinieri hanno permesso, quindi, di acquisire sufficienti indizi di reità in ordine agli atti persecutori ai danni della psicologa che si sono concretizzati non solo negli incendi ma anche in alcune minacce e persino in un episodio di furto. Gesti che -messi insieme- hanno spinto la donna a modificare sostanzialmente non solo le proprie abitudini di vita ma anche quelle dei familiari, costretti a piantonare la sala d’aspetto durante le sedute a cui l’uomo si sottoponeva. Lo stalker si era addirittura procurato l’indirizzo di casa della psicologa e di alcuni familiari. La paura all’inizio portava la professionista a non sporgere denuncia salvo poi prendere coraggio e denunciare il tutto.
Alla fine, ha confessato. Una volta esperite le formalità di rito, il 29enne è stato condotto presso una comunità terapeutica del posto.