È solo grazie al personale di polizia penitenziaria se nel reparto di infermeria del Carcere di Lecce si è evitato il peggio. L’orologio aveva da poco segnato le 11.30 di ieri, quando un detenuto italiano di circa 30 anni ha cercato di incendiare le lenzuola della sua stanza, dando fuoco persino al materasso ignifugo.
Il fumo del rogo scatenato dall’ospite del penitenziario, con problemi di tossicodipendenza e psichiatrici alle spalle, ha immediatamente invaso l’aria, tanto che è stato necessario evacuare l’intera sezione, portando in sicurezza i reclusi presenti in quel momento.
Se il peggio, come detto, è stato evitato dall’intervento dei poliziotti penitenziari che hanno spento il rogo con gli estintori, questo non significa che non ci siano ‘feriti’, fortunatamente in modo lieve.
Come racconta Ruggiero Damato, vice segretario regionale di Osapp Puglia che ha dato la notizia, sono rimasti intossicati tre poliziotti, intervenuti per domare le fiamme e allontanare i detenuti presenti nel reparto. Si tratta di un sottufficiale e due assistenti capo coordinatore che hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del Vito Fazzi di Lecce, dove sono stati soccorsi e dimessi con una prognosi di pochi giorni, dai 5 ai 7 giorni per intossicazione.
‘Il sistema è inadeguato e va rivisto’
«Un plauso – ha concluso il sindacalista – ai colleghi coinvolti e a tutto il reparto di polizia penitenziaria dell’istituto leccese compreso il N.I.T.P per la grande abnegazione e spirito di sacrificio che dimostrano tutti i giorni espletando turni massacranti».
L’episodio, secondo Damato, mette ancora una volta l’accento sulla necessità di rivedere l’intera organizzazione, soprattutto nella gestione dei malati psichiatrici (e non solo) per i quali l’attuale sistema è, a suo dire, “inadeguato e pericoloso” sia per gli stessi detenuti che per i poliziotti penitenziari che già devono fare i conti con la carenza di personale.
Da qui la richiesta di un incontro urgente con il Ministro Buonafede e il capo del DAP Basentini.