Inchiesta Buste Pulite. Il giudice dopo gli arresti: “Approfondire i rapporti con i medici”

In alcuni episodi contestati dalla Procura si profila l’ipotesi che le pratiche lavorate dalla Genovasi fossero false, e dunque che il paziente fosse ignaro dell’intero iter amministrativo.

Il gip Giovanni Gallo, dopo i quattro arresti nell’Inchiesta Buste Pulite, chiede di “approfondire le contiguità…con personale medico deputato a effettuare le prescrizioni che costituiscono la base dell’avvio delle pratiche sulla quale si innestano poi gli accordi corruttivi”. Difatti, nell’ordinanza di custodia cautelare verso funzionaria Asl, imprenditore e dipendenti d’azienda, il giudice sostiene che “le indagini devono proseguire con complesse acquisizioni documentali, volte ad individuare ed acquisire le singole pratiche oggetto di illecito mercimonio”.

In alcuni episodi contestati dalla Procura, infatti, si profila l’ipotesi che le pratiche lavorate dalla Genovasi fossero false e dunque che il paziente fosse ignaro dell’intero iter amministrativo. Ed il gip ricostruisce il meccanismo della pratiche di erogazione che si compongono di tre moduli di carta copiativa, di diverso colore, due dei quali vengono inviati, rispettivamente, all’Asl per la fatturazione e all’azienda fornitrice.
Il terzo modello cartaceo dovrebbe rientrare nella disponibilità del paziente. In alcune occasioni, sostiene il giudice, si è potuto osservare la Genovasi impegnata a distruggere accuratamente uno dei tre modelli cartacei (in sede di perquisizione si rinviene una busta contenente pratiche stracciate a pezzetti), dopo aver consegnato una copia al privato di turno (Bonetti, Bruno o Franchini).

Alla luce di tale ricostruzione dei fatti e considerando che un secondo modulo, come detto, è necessariamente inviato all’ufficio Asl che si occupa della liquidazione del costo del supporto, secondo il giudice si desume che quello distrutto fosse di pertinenza del paziente; a questo punto certamente ignaro dell’assegnazione di un dispositivo protesico a suo carico.

E dunque si può affermare come “l’Asl, in buona sostanza, si vede, con ogni probabilità, costretta a sostenere economicamente il costo di un supporto protesico che non verrà mai consegnato ad un ignaro paziente che non ne ha fatto richiesta, con grave nocumento per l’Ente e per la collettività”. E continua il gip: “La predetta ipotesi investigativa dovrà essere vagliata necessariamente alla luce della documentazione che verrà acquisita unitamente alla escussione delle persone apparentemente destinatarie dei presidi.”

Ed è proprio per questo motivo, conclude il giudice Gallo, che si è reso necessario applicare una misura cautelare a quattro indagati che “ove liberi, certamente tenterebbero di eliminare le prove documentali e/o di indurre i dichiaranti (ancora da identificare, ma a loro certamente noti) a rendere versioni compiacenti”.



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