È il momento della verità…forse. Dopo l’inchiesta che ha scosso il Salento e acceso i riflettori sulla bella Otranto, «svenduta», come si legge nell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari Cinzia Vergine, dai fratelli Luciano e Pierpaolo Cariddi, i due ex sindaci della città dei Martiri accusati di aver costruito un «sistema corruttivo politico-imprenditoriale» fondato sul do ut des, dovranno presentarsi all’interrogatorio di garanzia in carcere fissato per giovedì 15 settembre. Potranno avvalersi della facoltà di non rispondere, scegliendo di non replicare alle accuse scritte nero su bianco nelle quasi mille pagine scaturite dall’indagine hydruntiade o di parlare, chiarendo la loro posizione, smantellando punto per punto tutte le contestazioni della Procura.
Il sistema Cariddi
Luciano Cariddi, commercialista e sindaco di Otranto per due mandati e Pierpaolo, che ha raccolto l’eredità lasciata dal fratello, diventando primo cittadino del borgo orientale fino a quando non è stato sospeso dopo il terremoto giudiziario che ha scosso la sanità con l’arresto di Totò Ruggeri, sono accusati di aver costruito un sistema in grado di “controllare” il territorio, una città dal forte appeal turistico, grazie anche all’Ufficio Tecnico del comune, trasformato in centro di gestione del potere e al principio del do ut des.
Gli imprenditori-amici, “privilegiati” come vengono definiti nell’ordinanza, sapevano di poter contare su corsie preferenziali nei rapporti con la pubblica amministrazione. Chi voleva investire sul territorio, insomma, non aveva “timore” di incorrere in ostacoli burocratici per ottenere permessi e autorizzazioni. Tutto questo, secondo l’accusa, per consolidare il potere e il consenso politico (soprattutto in occasione della corsa di Luciano al Senato della Repubblica), ma anche quello professionale (o all’arriccchimento personale, come si legge in un punto dell’ordinanza quando parla del ‘modus operandi’).
«Alcuni committenti– si legge nell’ordinanza – si rivolgevano allo studio Cariddi perché ben consapevoli che le pratiche si sarebbero velocizzate e, in alcuni casi “aggiustate” in virtù della sua carica di Sindaco. Quando si presentava l’occasione, (Pierpaolo) si prodigava con i suoi clienti e conoscenti nel trovare soluzioni idonee ad impedire, ostacolare o sviare un’indagine o un processo penale conseguenti a controlli di polizia effettuati, tanto per le strutture progettate dal suo studio, quanto per sistemare quelle abusive preesistenti, ricevendo i relativi compensi direttamente o tramite i due ingegneri prestanome».
La ‘mente’ del sistema, come detto, era Luciano Cariddi che con il suo alter ego Pierpaolo, l’aiuto dei ‘sodali’ piazzati in un ufficio strategico come quello tecnico e la sicura connivenza di altri, ha trasformato la cosa pubblica in una merce di scambio. Un sistema collaudato come lo stesso ex sindaco riconosce quando, parlando con un tale, Nicola (non identificato) non nasconde la soddisfazione per l’incapacità degli investigatori di delineare il quadro dell’organizzazione creata. «Quante ce ne siamo scampate…e qua hanno tentato di denunciarci per le “coglionate”, invece no?…se erano andati a trovare veramente le cose giuste vedi che saremo già finiti in gattabuia».
Gli altri interrogatori
Subito dopo, in Tribunale, si svolgeranno gli interrogatori delle otto persone, tra funzionari comunali e imprenditori, finite ai domiciliari. Si tratta di Giuseppe Tondo, Roberto Aloisi e Emanuele Maggiulli, legati all’Ufficio Tecnico del Comune di Otranto, degli imprenditori Salvatore Giannetta, Luigi Bleve e Raffaele De Santis, presidente di Federalberghi Lecce e Roberto De Santis e dell’ingegnere Marco Maggio, dello studio professionale Cariddi. Sono assistiti dagli avvocati Gianluca D’Oria, Viola Messa, Michele Laforgia, Carlo Viva, Francesco Romano, Corrado Sammarruco, Luigi Covella, Antonio Quinto, Antonio Costantini, Luigi Corvaglia, Sergio Schito, Roberto Eustachio Sisto, Giuseppe Fornari, Salvatore Brillante.
L’inchiesta denominata “Hydruntiade”, coordinata dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e dal sostituto procuratore Giorgia Villa, vede indagate complessivamente 57 persone. Alcuni degli indagati a piede libero sono difesi dagli avvocati Alberto ed Arcangelo Corvaglia, Donato Mellone, Silvio Verri.