Irregolarità nella realizzazione di una diga in località “Arenosa”. Una condanna e due assoluzioni


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Si conclude con una condanna e due assoluzioni il processo sulle presunte irregolarità nella realizzazione di una mastodontica diga marittima in località “Arenosa”. La sentenza con motivazioni contestuali è stata emessa nelle scorse ore dal giudice monocratico Fabrizio Malagnino.

Il Tribunale ha condannato alla pena di 3 mesi di arresto ed al pagamento di un’ammenda di 30mila euro, Alessandro Arseni, 68enne di Diso, responsabile dell’ufficio Tecnico comunale, per i reati di “occupazione abusiva di spazio demaniale” e “opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità di essa”. Ed ha subordinato la sospensione della pena al ripristino dello stato dei luoghi, entro il termine indicato nella sentenza.

Assoluzione, invece, per Vito Antonio Morello, 52 anni di Caprarica, legale rappresentante della omonima impresa che si è aggiudicata l’appalto dei lavori; Primo Stasi, 63enne di Lecce, legale rappresentante della Etacons, progettista e direttore dei lavori.

La Procura in una precedente udienza aveva invocato la pena di 1 anno e 4 mesi per i tre imputati. Tuti e tre sono stati assolti dai reati di abusivismo edilizio e deturpamento di bellezze naturali.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Andrea Sambati, Tommaso Millefiori, Alessandro Caggia, Domenico Mastrolia, Laura Minosi.

L’inchiesta

Le indagini sono state svolte dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Tricase e dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli. Secondo l’accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Roberta Licci ed Elsa Valeria Mignone, i tre imputati, in concorso tra loro, avrebbero effettuato in zona costiera sita a Marittima di Diso, località Arenosa, (ricompresa nel Parco Naturale Costa d’Otranto e ricadente nell’ambito del SIC “Costa d’Otranto – Santa Maria di Leuca”) una serie di interventi edilizi illegittimi.

In particolare, viene contestata la realizzazione di una mastodontica diga marittima estesa per un area di circa 6.250 mq., con l’utilizzo di circa 24mila tonnellate di massi. I progetti presentati ed assentiti per “intervento di difesa e consolidamento del tratto di costa in località Arenosa” avrebbero, secondo la Procura, modificato il profilo della scogliera e determinato la distruzione e comunque il deturpamento della biodiversità dei fondali interessati dall’intervento.

Il cantiere, occorre ricordare, venne sottoposto a sequestro preventivo, nell’aprile del 2016. Inoltre, nel corso delle indagini, è stata eseguita una perizia tecnica, su incarico del pubblico ministero, affidata ai prof. Paolo Sansò e Ferdinando Boero.