La storia di Milena Sutter, la 13enne uccisa dal ‘biondino dalla spider rossa’


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6 maggio 1971. L’orologio aveva da poco segnato le 17.00 quando su una Genova baciata dal sole primaverile cala l’ombra della paura. Milena Sutter figlia 13enne di un noto industriale dell’epoca era scomparsa del nulla. Terminata la lezione si era lasciata alle spalle la scuola svizzera affacciata su via Peschiera e si era diretta verso l’autobus 88 che l’avrebbe riportata a casa, una villa in riva al mare nel cuore della città. Alle 17.30 doveva incontrare una professoressa che l’aspettava per una lezione privata di storia, ma all’appuntamento non si presenterà mai.

Non è da lei. Milena è una ragazza educata, avrebbe almeno avvertito. Quando il ritardo diventa preoccupante scatta l’allarme. Si pensa subito ad un rapimento a scopo di estorsione. Sutter è un nome conosciuto, grazie anche alla réclame dell’azienda di famiglia su Carosello. Saranno ore di ansia e angoscia, passate davanti al telefono in attesa di uno squillo.

Il trillo arriva poco dopo una notte insonne, poco dopo le 9.00 del mattino. Dall’altra parte della cornetta c’è un uomo: «Se volete Milena viva, prima aiuola Corso Italia», dice lo sconosciuto prima di rivelare il prezzo da pagare per riabbracciarla. Cinquanta milioni di lire, tanto era stato chiesto per rivederla. Una cifra consistente per l’epoca, ma ‘spicciola’ se paragonata al patrimonio dei Sutter. Per questo, la chiamata fu archiviata come poco credibile.

Il ritrovamento

Milena, invece, era morta, probabilmente lo stesso giorno della scomparsa. Sarà il mare a restituire il suo corpo due settimane dopo, il 20 maggio. O meglio, sono stati due pescatori che avevano notato qualcosa non lontano dalla spiaggia di Priaruggia, a Quarto dei Mille, a chiedere aiuto. Sembrava un manichino, era il corpicino della ragazza quasi irriconoscibile. I lineamenti del volto erano stati cancellati dalla permanenza in acqua. Una cosa, però, era rimasta intatta: una catenina con un nome che a Genova conosco in tanti. L’adolescente, stando all’autopsia, era stata strangolata. E prima di essere gettata in mare era stata sepolta da qualche parte.

Il biondino della spider rossa

Quella sera stessa scatta un arresto. Fin dai primi timidi passi, le indagini si erano concentrate sul biondino della spider rossa: un 25enne di buona famiglia, ma sfaccendato, un “perdigiorno” sempre a caccia di soldi. Era stato visto spesso al volante della sua auto fiammeggiante, sia davanti alla scuola svizzera, sia nelle vicinanze di casa Sutter. Ma non basta certo questo a fare di lui un assassino.

A pesare come macigni saranno 23 ‘indizi’ (per altri 42). Il ‘biondino’ che in realtà ha i capelli castani ha la passione per le immersioni e il corpo di Milena era stato fatto ‘affondare’ con una cintura piombata da sub. Non solo, in casa durante la perquisizione fu trovato un biglietto con le parole “affondare – seppellire – murare” e degli orari annotati, sembrano il cronoprogramma di un rapimento-lampo.

Il 25enne si dichiara innocente e affronta tre gradi di giudizio. Il primo lo assolve per insufficienza di prove. In appello incassa una condanna all’ergastolo per rapimento a scopo di estorsione, omicidio con azione di strozzamento e soppressione di cadavere. La sentenza venne confermata dalla Cassazione nel 1976.

Quando nel 1990 gli viene concessa la semilibertà, l’Italia si divide: qualcuno continua a credere che sia innocente, qualcun altro lo considera l’unico colpevole: nessuno, comunque, lo ha dimenticato. Nel 1997 finisce di nuovo sulle prime pagine di cronaca per aver molestato, fingendosi un poliziotto, una ragazzina.

È morto il 30 giugno 2021 per un malore, mentre faceva il bagno a Bagnaia, Isola d’Elba. Aveva 76 anni. Fino all’ultimo dei suoi giorni ha cercato di difendere la sua innocenza.