Una nuova intimidazione che non si limita più al “personaggio” politico, ma varca la soglia della casa, della famiglia, degli affetti. Nei giorni scorsi, una lettera anonima carica di insinuazioni e diffamazioni è stata recapitata all’abitazione del deputato del Partito Democratico Claudio Stefanazzi, ma questa volta indirizzata alla moglie.
Non è il primo episodio. È il terzo in meno di un anno, ma il parlamentare salentino ha scelto la via della trasparenza, della denuncia, della fermezza. “È ormai palese il tentativo di intimidire me anche attraverso episodi inquietanti che hanno il solo scopo di creare un clima di paura nell’ambito della mia famiglia”, ha dichiarato l’ex capo di gabinetto del governatore Michele Emiliano in una nota.
La lettera, scritta al computer e senza alcuna firma, non contiene minacce esplicite, ma costruisce un mosaico di illazioni, sospetti infondati, accenni a presunti affari loschi. Non parole, ma fango. E lo fa rivolgendosi non a lui direttamente, ma alla compagna. “Sono sereno, arrabbiato, ma sempre più convinto della necessità di andare avanti senza riserve” si legge.
Nessuna firma, nessun volto. Solo parole digitate al computer, piene di illazioni e allusioni. Non minacce dirette, ma un veleno lento, pensato per intaccare la serenità e insinuare il dubbio. Un copione già visto, che però ora cambia tono: dalla pressione sulla figura pubblica al tentativo di ferire l’uomo attraverso chi gli sta accanto.
L’indagine è ora nelle mani della Digos di Lecce, già impegnata sui precedenti episodi. Stefanazzi, nonostante la gravità della situazione, ha voluto pubblicamente ringraziare le istituzioni: “Voglio ringraziare ancora una volta la questura e la Digos di Lecce per la professionalità e l’attenzione che ci hanno rivolto anche rispetto a questo episodio. Certo della vicinanza delle istituzioni, sono sereno, arrabbiato, ma sempre più convinto della necessità di andare avanti senza riserve”.
I precedenti: un’escalation preoccupante
Questo non è un caso isolato. A dicembre, un’altra lettera anonima, scritta al computer, era stata recapitata a casa Stefanazzi. Ancora prima, a giugno, una busta contenente un proiettile e un messaggio realizzato con normografo aveva destato sconcerto e preoccupazione. Il riferimento era al clima rovente delle elezioni comunali. In quell’occasione era stato coinvolto anche Alessandro Delli Noci, all’epoca assessore regionale.
