Quella lite scoppiata tra le mura di un’abitazione del capoluogo barocco nascondeva un risvolto ben più triste, una storia di maltrattamenti in famiglia che duravano da chissà quanto tempo. A mettere un punto sono stati gli agenti delle Volanti della Questura di Lecce, intervenuti per verificare la ‘gravità’ di una segnalazione giunta al numero di emergenza che raccontava di una discussione troppo animata per non destare preoccupazione. Giunti sul posto, in effetti, gli uomini in divisa hanno sentito le urla di un uomo provenire dall’appartamento. Si udivano chiaramente delle frasi offensive, pronunciate in dialetto leccese. E se non bastasse dei rumori simili a dei calci dati contro mobili e porte.
A quel punto, gli agenti hanno suonato al campanello, sperando di poter riportare la calma. Ad “accoglierli” un noto pregiudicato che, alla vista delle divise, ha rincarato la dose, prendendosela anche con i poliziotti. Il ragazzo, non solo li ha minacciati, ma utilizzando sempre un linguaggio colorito li ha invitati ad andarsene. A togliere il disturbo. Tutto questo davanti ad una donna, visibilmente spaventata, identificata poi come la madre 46enne del giovane.
Nulla sembrava fermare la sua ira. Nonostante la presenza della Polizia, infatti, il ragazzo ha continuato a inveire contro la mamma, offendendola sempre in dialetto leccese. Poi la frase choc: «se vado in carcere una volta uscito ti “buco la fronte” con una pistola».
Non era la prima volta. Come detto, da tempo in casa si respirava un clima di terrore. Solo pochi giorni fa, infatti, il ragazzo era finito nei guai sempre per maltrattamenti in famiglia. Vista la sua pericolosità e la recidiva nel comportamento, il 20enne leccese è stato tratto in arresto per maltrattamenti in famiglia, minacce gravi e minacce a pubblico ufficiale. Per lui, alla fine, si sono aperte le porte della locale Casa Circondariale.