Continuano gli ascolti nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa da Racale di Mauro Romano, avvenuta nel lontano 20 giugno 1977. E l’ipotesi che il bambino sia stato sequestrato e venduto all’estero prende consistenza.
Circa un mese fa, sono stati ascoltati i genitori di Mauro su questa circostanza. E poi, nei giorni scorsi, il sostituto procuratore Stefania Mininni ha sentito, come persona informata dei fatti, un parroco del posto. In base a ciò che trapela, avrebbe riferito al magistrato di essere venuto a conoscenza, attraverso le confidenze dei propri compaesani, del fatto che il bambino si possa trovare all’estero.
Ci sono poi le dichiarazioni di una donna, la quale sostiene di avere saputo che Mauro è divenuto un manager di successo, fuori dai confini italiani. In carcere, infine, è stato ascoltato il 70enne di Taviano, arrestato per un’altra torbida vicenda: avrebbe adescato dei ragazzini con piccoli regali, costringendoli a soddisfare le proprie perversioni sessuali all’interno di un casolare. L’uomo ha negato il proprio coinvolgimento nella scomparsa di Mauro Romano. Infatti, l’interrogatorio ha riguardato, seppur indirettamente, anche la scomparsa del bambino.
Anche perché nei mesi scorsi, dopo la richiesta di riapertura delle indagini invocata dall’avvocato Antonio La Scala (presidente di Gens Nova), legale dei genitori di Mauro Romano, il pm Mininni ha aperto un’inchiesta ed il presunto pedofilo è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario ed occultamento di cadavere.
Il 70enne, assistito dall’avvocato Carlo Portaccio, ha solo ammesso di avere telefonato, all’epoca dei fatti, ai genitori di Mauro, chiedendo loro denaro in cambio di notizie sul figlio di cui si erano perse le tracce. In realtà, avrebbe dichiarato, non sapeva nulla sulla scomparsa del bambino e avrebbe agito solo per denaro. E ricordiamo che venne anche condannato con l’accusa di tentata estorsione.
Le indagini sulla scomparsa di Mauro Romano
Dopo avere individuato il presunto sequestratore, gli investigatori sono sulle tracce dei fiancheggiatori. Tra cui, il complice dello “zio” con il quale il bambino si allontanò a bordo di un Apecar. Si tratterebbe di una persona che conosceva la famiglia di Mauro. E appare probabile che il bambino possa essere stato tenuto in un casolare nei pressi di Taviano prima di essere venduto a chi commissionò il sequestro, magari all’estero ad una famiglia facoltosa, senza figli.
Anche perché, già all’epoca dei fatti, in località Castelforte furono rinvenuti un batuffolo di ovatta, impregnato di narcotizzante (misteriosamente sparito) e una sorta di giaciglio improvvisato.
Nuove indicazioni su quanto accaduto quel giorno di giugno, potrebbero venire proprio dal presunto rapitore. L’uomo potrebbe essere sentito dagli inquirenti nelle prossime ore.