Minacce mafiose al comandante della polizia locale? Condannato un 55enne di Monteroni


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Patteggia la pena “Gianni Conad“, accusato di gravi minacce al comandante della polizia locale di Monteroni. La sentenza è stata emessa in queste ore dal gip Giovanni Gallo. Il giudice ha condannato Giovanni Mazzotta, 55 anni di Monteroni, meglio conosciuto come “Gianni Conad” alla pena di 1 anno e 10 mesi. In precedenza, gli avvocati Ladislao Massari e Gabriele Valentini, legali dell’imputato, avevano concordato la pena con il pm Giovanna Cannarile della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.

Rispondeva del reato di minacce e resistenza a pubblico ufficiale, aggravate dal metodo mafioso.

“Gianni Conad” (per l’attività imprenditoriale nel campo dei supermercati) venne arrestato e condotto in carcere in applicazione di un’ordinanza di misura cautelare a firma gip Cinzia Vergine. Il 55enne di Monteroni si avvalse della della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. Successivamente ottenne comunque i domiciliari.

L’inchiesta

Il tutto ha origine da una misura di prevenzione patrimoniale, eseguita nel 2011, con la quale furono sottoposti a sequestro i suoi beni (per un valore complessivo di oltre 1 milione e mezzo di euro), perché ritenuti sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati.

Successivamente, l’Agenzia dei Beni Confiscati ha disposto, tra i beni sottratti al 55enne, l’assegnazione al Comune di Monteroni di Lecce di una villa, luogo di dimora della sua famiglia.

Nel gennaio del 2020, l’Ente assegnatario, costatando ancora l’occupazione abusiva dell’immobile in oggetto da parte del nucleo familiare di Mazzotta, ne ha chiesto lo sfratto, in seguito operato dalle forze di polizia.Nella circostanza, l’avvio di alcuni lavori di manutenzione e quindi la presenza di operai all’interno della villa, hanno provocato la reazione di “Gianni Conad”.

Mazzotta, il 23 giugno scorso, sostiene l’accusa, recatosi presso il Comando di Polizia Municipale esternava al capitano Patrich Sorge, una serie di minacce per ottenere informazioni sulla destinazione della casa e per impedire l’accesso alla struttura, sottolineando la sua caratura criminale in virtù della vicinanza al clan Tornese della Sacra Corona Unita.

L’arresto

Il tutto ha origine da una misura di prevenzione patrimoniale, eseguita nel 2011, con la quale furono sottoposti a sequestro i suoi beni (per un valore complessivo di oltre 1 milione e mezzo di euro), perché ritenuti sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati.

Successivamente, l’Agenzia dei Beni Confiscati, ha disposto, tra i beni sottratti al 55enne, l’assegnazione al Comune di Monteroni di Lecce di una villa, luogo di dimora della sua famiglia.

Nel gennaio del 2020, l’Ente assegnatario, costatando ancora l’occupazione abusiva dell’immobile in oggetto da parte del nucleo familiare di Mazzotta, ne ha chiesto lo sfratto, in seguito operato dalle forze di polizia.

Nella circostanza, l’avvio di alcuni lavori di manutenzione e quindi la presenza di operai all’interno della villa, hanno provocato la reazione di “Gianni Conad”. Mazzotta, il 23 giugno scorso, sostiene l’accusa, recatosi presso il Comando di Polizia Municipale esternava al capitano Patrich Sorge, una serie di minacce per ottenere informazioni sulla destinazione della casa e per impedire l’accesso alla struttura, sottolineando la sua caratura criminale in virtù della vicinanza al clan Tornese della Sacra Corona Unita.