Ultras minacciarono Walter Lopez e la moglie? La coppia rischia il processo per falsa testimonianza


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La Procura chiede il rinvio a giudizio per un ex calciatore del Lecce e per la moglie, accusati di falsa testimonianza in aula durante il processo a carico di due ultras. L’istanza è stata avanzata dal pm Massimiliano Carducci nei confronti di Walter Lopez e della moglie Stefania Craciun. Nelle prossime ore, il gup Alcide Maritati fisserà l’udienza preliminare.

Ricordiamo che, il 25 novembre del 2019, il giudice monocratico Stefano Sernia ha assolto “perché il fatto non sussiste“, Andrea De Mitri, 46enne leccese, conosciuto come “Smith” e Geisson Alberto De Giorgi, 38enne residente a San Cesario, entrambi assistiti dall’avvocato Giuseppe Milli. Rispondevano del reato di “violenza o minaccia per costringere a commettere un reato in concorso”.

Al termine del processo, il giudice dispose la trasmissione degli atti al pubblico ministero per falsa testimonianza nei confronti di Lopez e la moglie. Entrambi, ascoltati in aula, avevano ribadito le accuse nei confronti degli ultras.

L’inchiesta

Le indagini sulla presunta aggressione a Lopez e alla moglie vennero condotte dagli agenti Digos. I fatti risalgono al 19 aprile del 2015. Al termine del match Lecce-Foggia – valevole per il campionato di Lega Pro (girone C) e disputatosi presso lo stadio “Via del Mare” – una decina di supporter si sarebbero appostati dinanzi all’abitazione dell’atleta uruguaiano, attendendone l’arrivo. Qui, mentre Lopez era in compagnia della moglie e dei due figlioli minori, il gruppo gli avrebbe intimato di scendere dall’auto.

Dopodiché la richiesta di diffondere ai giornalisti la notizia secondo cui la Famiglia Tesoro (la vecchia proprietà del Lecce) non corrispondesse regolarmente gli emolumenti dovuti ai singoli tesserati. Circostanza smentita da Lopez che si rifiutò di assecondare la richiesta.

E poi ci sarebbero state le minacce e le intimidazioni del tenore: “Guarda che ti ammazziamo, guarda siamo venuti qua, ti ammazziamo”.

Accuse, come detto, “cadute” al termine del processo.