La storia di Mirella Gregori, sparita nel nulla come Emanuela Orlandi


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7 maggio 1983. L’orologio aveva appena segnato le 15.30, quando in un appartamento al secondo piano di via Nomentana, a pochi passi da Porta Pia suona, il citofono. A rispondere è Mirella Gregori. La madre la sente dire indispettita “Se non mi dici chi sei, non scendo” e si preoccupa per il tono di voce con cui la figlia si era rivolta allo sconosciuto. La quindicenne, cascata di capelli ricci e occhi teneri, la rassicura. Le risponde che è Alessandro, un suo vecchio compagno di classe (che cadrà dalle nuvole). Non solo, le dice che scenderà un attimo per salutarlo alla statua del Bersagliere. Sarebbe mancata massimo 10 minuti, era questa la promessa prima di chiudersi dietro le spalle la porta di casa. Da quel momento Mirella svanisce nel nulla, non tornerà mai più a casa, dalla sua famiglia che non ha mai smesso di cercare la verità.

Cosa accadde a questa ragazza romana, figlia di umili lavoratori, resterà un mistero, uno dei tanti. Quel giorno di maggio che sembrava come tanti nessuno avrebbe mai immaginato che il ‘copione’ si sarebbe ripetuto quaranta giorni dopo, quando ad essere inghiottita dal buio sarà un’altra quindicenne, Emanuela Orlandi.

La scomparsa di Mirella Gregori

Sono passate due ore da quando Mirella è uscita. Vittoria si affaccia alla finestra per tentare di intravedere la figlia in strada. Continua a fare avanti e indietro tra la porta d’ingresso e il telefono, ma nulla. «Le è successo qualcosa», ripete a Maria Antonietta, rientrata a casa in fretta e furia con il fidanzato perché la madre aveva un brutto presentimento. Nessuno l’aveva vista, tranne un’amica, Sonia, che aveva chiacchierato con la quindicenne quel pomeriggio. La ragazza le aveva confidato di avere un appuntamento, a Villa Torlonia, a pochi passi da casa.

Alle 21.00 la famiglia disperata bussa alla porta di un Commissariato per raccontare l’accaduto. Gli agenti provano a rassicurare la donna, le dicono che la ragazzina potrebbe essersi allontanata dal quartiere o aver perso la cognizione del tempo e che tornerà. Ma Mirella era una ragazzina perbene, molto legata alla famiglia e senza grilli per la testa. Non se ne sarebbe mai andata e quando usciva aveva sempre in tasca dei gettoni per telefonare dalla cabina pubblica. Non poteva essere, insomma, un allontanamento volontario né una scappatella. L’istinto materno non tradisce Vittoria. Lei sente che non riabbraccerà più sua figlia e il tempo le darà drammaticamente ragione.

Le indagini

Qualsiasi strada sia stata imboccata, qualsiasi pista sia stata battuta non ha condotto a nulla. In un primo momento, gli investigatori si concentrano su un particolare. Poco prima della sua scomparsa, la studentessa aveva confidato alla madre Vittoria che avrebbe trovato il denaro necessario a comprare un appartamento che i genitori non si potevano permettere. «Tra poco avrò i soldi», avrebbe detto, ma quella frase di vanto fu liquidata come una spacconeria adolescenziale e nulla più. Non fu l’unico episodio “strano”.

Per settimane, al bar dei Gregori giunsero delle telefonate sospette. Uno sconosciuto con accento spiccatamente straniero racconta di avere informazioni su Emanuela e Mirella. Promette di rivelarle in cambio della liberazione di Ali Ağca, l’uomo condannato all’ergastolo per aver sparato a Giovanni Paolo II. La “trattativa” sfumò, ma le speranze dei genitori di Mirella si riaccesero per un particolare: in una delle chiamate, lo sconosciuto descrisse gli indumenti indossati dalla ragazzina il giorno della scomparsa: maglia di marca “Antonia”, jeans “Redin” con cintura, maglietta intima di lana, scarpe con il tacco di colore nero lucido marca “Saroyan”… Come poteva sapere cosa indossava Mirella? C’era un filo rosso che legava il caso Orlandi-Gregori all’attentato in piazza San Pietro?

L’altro giallo ha come data il 15 dicembre 1985. La madre, durante una visita del Papa alla parrocchia romana di San Giuseppe riconobbe una guardia della gendarmeria vaticana. Vittoria era sicura di aver visto l’uomo della scorta del Pontefice nel suo bar mentre parlava con Mirella e la sua inseparabile amica. Ricorda anche il giorno, il 6 maggio 1983, durante l’inaugurazione del bar di famiglia dopo la ristrutturazione. Ma anche questa traccia non porterà da nessuna parte.

Sembra una vita fa, ma il tempo passato non è servito a scoprire la verità. Quelli rimasti in mano alla famiglia di Mirella Gregori sono solo pezzi che non bastano a fare giustizia.