Una vita passata tra mille difficoltà e mille avversità, una vita segnata da una disabilità che li aveva costretti a letto, insieme contro la stessa malattia. E a soli tre anni dalla morte del fratello Sergio, la famiglia e il Salento tutto piangono la scomparsa di Marco Quarta.
I due gemelli erano affetti dalla sindrome di Duchenne, sin dalla tenera età di 4 anni. Si tratta di una grave forma di distrofia muscolare che costringe a letto chi ne è affetto, caratterizzata da una degenerazione progressiva dei muscoli.
Uniti dalla stessa malattia sin da piccolissimi, i due erano hanno combattuto contro tutto e contro tutti, sempre insieme. Ma nel 2016 era arrivato il primo lutto per i genitori dei gemelli, con la morte di Sergio. E solo qualche ora fa, anche Marco se n’è andato.
Lasciati soli, attaccati ai macchinari, la battaglia con l’indifferenza delle istituzioni è stata continua, per cercare di tutelare i diritti dei gemelli Quarta. A farsi carico di questi scontri sono stati i genitori, il padre Antonio in primis, che nel corso degli anni non ha avuto remore a cercare di rendere giustizia ai suoi figli.
Ed oggi queste lotte, queste battaglie finiscono per Marco, che davanti all’indifferenza di chi invece avrebbe dovuto mostrare attenzione, lascia questo mondo in silenzio.
Proprio in questo periodo in cui si sta parlando di “fine vita”, impossibile dimenticare gli appelli lanciati anche a Papa Francesco o al Presidente della Repubblica, all’epoca Giorgio Napolitano, per aiutare i due gemelli a morire dignitosamente.
“Vogliamo che vengano staccate tutte le macchine che ci tengono in vita, così da alleviare le nostre sofferenze e quelle dei nostri genitori”, avevano chiesto con forza i due fratelli che comunicavano sui social grazie ad un lettore ottico. Era l’unico strumento che gli permetteva di superare i confini di casa.
Erano stanchi, Sergio e Marco, non solo di dover affrontare la vita dal loro letto, ma anche di dover osservare impotenti le difficoltà che mamma Adele e papà Antonio dovevano superare, anche per pagare le bollette elettriche, esose per i macchinari.
L’unica cosa che hanno sempre chiesto e che gli è stata negata era la dignità.
