Mentre proseguono senza sosta le indagini sul misterioso ritrovamento di sabato sera di una busta contenente cinque grossi petardi e alcool nel cortile della scuola Morvillo-Falcone, sul lato che si affaccia su via Lanzellotti, dove vi è l'ingresso del Tribunale di Brindisi, questa mattina gli studenti dell’istituto professionale si sono presentati in classe indossando una maglietta con la scritta «Io non ho paura». Lo slogan era diventato un simbolo della reazione dei compagni di scuola (e dell’Italia tutta) all’attentato che il 19 maggio dello scorso anno provocò la morte della 16enne Melissa Bassi. Anche il gesto di oggi rappresenta una risposta, un modo per «urlare» ancora una volta di non aver paura. Nonostante sia ritenuto dagli inquirenti frutto di una stupida goliardata, il gesto ha creato un certo allarme visto che tra qualche giorno ricorre l’anniversario di quell’assurda strage in cui rimasero ferite, anche in modo grave, alcune ragazze.
«Lo sgomento accomuna la comunità studentesca tutta, esterrefatta e scossa dall'insensibilità e dalla crudeltà che si rivela dietro a quest'azione», spiega Martina Carpani, dell'Unione degli Studenti. «La comunità deve reagire – aggiunge – con fermezza e decisione, non permettendo che questi tragici eventi finiscano nel dimenticatoio. C'è la necessità di ripartire da questa voglia di riscatto, dalla rabbia e dallo sgomento per riprendere in mano con forza ed energia la nostra città e trasformarla collettivamente ogni giorno nel ricordo di Melissa».
«Riteniamo sia un gesto assolutamente da non sminuire – conclude Carpani – e che denunci un reale problema culturale radicato nella società del nostro territorio. Un gesto orribile che invita e sprona tutto il tessuto sociale a riflettere, rifondare e ristrutturare un clima culturale adeguato alla crescita del territorio molto più di quanto si sia fatto nell'ultimo anno».
Intanto questa mattina gli investigatori della Squadra mobile coordinati dal pubblico ministero Raffaele Casto, hanno visionato le immagini dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza della scuola, sequestrati per cercare di identificare gli autori del gesto. Si indaga per procurato allarme e detenzione illegale di artifici pirotecnici.