Nel 2013 si era invaghito di una donna residente a Specchia. Un classico colpo di fulmine non corrisposto, però. Eppure, lui l’avrebbe corteggiata ancora. Forse fin troppo. Lei, sentitasi tormentata dalle sue avances fin troppo esagerate, alla fine si decide di sporgere denuncia dopo che costui aveva iniziato a tormentarla. Ormai stufa di essere seguita e pedinata oltre ad essere perseguitata con SMS e messaggi tramite Whatsapp e su Facebook .Questo è avvenuto a fine estate 2014. Nel settembre successivo, l’assiduo corteggiatore fu destinatario di una misura cautelare restrittiva della libertà personale, a tutela della sua vittima. Pertanto, non avrebbe più dovuto comunicare con questa donna, né seguirla o avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla stessa per lavoro o altro.
Eppure, anche davanti a quanto prescritto dall’Autorità Giudiziaria, quest’uomo di 38 anni non si arrende affatto. In barba ad ogni prescrizione imposta, sarebbe divenuto ancora più minaccioso e arrogante nei confronti della povera malcapitata. In una delle successive contestazioni, peraltro, la donna ha consegnato un corposo fascicolo in cui aveva raccolto le centinaia di messaggi inviati sulla sua utenza Whatsapp.
Dagli apprezzamenti “spinti” , era passato alle minacce vere e proprie. La donna, come accade in tutti questi casi, aveva “smesso di avere una vita libera”, fino a che la magistratura competente ha finalmente deciso di porre un freno.
La misura cautelare indirizzata al ragazzo – anch’egli di Specchia – viene così aggravata dal Tribunale di Lecce: arresti domiciliari presso la propria abitazione. Prima, ovviamente, l’arresto ad opera dei Carabinieri locali in ottemperanza ad una Ordinanza di Custodia Cautela con l’accusa di stalking.
Completate le formalità di rito, è stato accompagnato presso il proprio domicilio.