L’uomo in blu di via Veneto e l’omicidio-scandalo di Christa Wanninger


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2 maggio 1963. L’orologio aveva da poco segnato le 14.30, quando la portiera di un antico stabile al civico numero 81 di via Emilia, a pochi passi da via Veneto, chiede aiuto. Spaventata dalle urla strazianti, era salita al quarto piano del palazzo, dove aveva trovato il corpo Christa Wanninger, una ragazza di appena 23 anni che aveva lasciato Monaco di Baviera per inseguire il sogno di lavorare nel mondo del cinema. Voleva fare l’attrice, come Gerda Hodapp, l’amica con cui aveva un appuntamento. Davanti alla porta della ex ballerina tedesca, come lei arrivata a Roma in cerca di fortuna, la fotomodella aveva trovato la morte. Uccisa a coltellate ancor prima di riuscire a bussare. Sette colpi come il numero di testimoni che hanno visto allontanarsi con una calma quasi serafica un uomo elegante, vestito di blu.

L’uomo vestito di blu

La portiera lo aveva incrociato sulle scale, prima di sparire nel nulla. E non era stata la sola. Qualcuno gli aveva anche chiesto cosa stesse accadendo e lui aveva risposto «niente, una donna che strilla», come se la cosa non lo riguardasse. Anche se sul colore del vestito i racconti non coincidono – alcuni dicono sia blu, altri grigio – sul volto dello sconosciuto sembrano tutti d’accordo. La descrizione dettagliata permette agli uomini in divisa di realizzare un identikit dell’uomo misterioso, ma resta a lungo soltanto un disegno senza nome.

Lo strano comportamento di Gerda

Nel giro di pochi minuti, sul pianerottolo si ritrovano curiosi, giornalisti e poliziotti che bussano alla porta di Gerda, senza ricevere risposta. Ci sono voluti 20 minuti per avere un segno dalla donna che domanda le ragioni di quel trambusto. Racconta di non aver sentito nulla, di non aver ascoltato le urla mortali dell’amica, uccisa a pochi passi da lei. L’assassino aveva potuto finirla indisturbato, alle 14.30 di un giovedì di primavera, in una Roma che stava scomprendo la dolce vita descritta da Fellini.

Un comportamento strano che desta più di un sospetto. Sarà la prima ad essere interrogata e sarà lei a puntare il dito contro il fidanzato dell’amica, un ex calciatore toscano e attore mancato che aveva avuto una lite con Christa per gelosia pochi giorni prima, ma per l’ora del delitto ha un alibi di ferro.

Gli ingredienti per diventare un misero ci sono tutti. Inizia così un giallo che appassiona l’opinione pubblica. E la morte dell’attricetta di origini tedesche, la peripatetica (poco di buono) per i numeri di telefono trovati su un’agenda, diventa l’argomento di punta per tutti i giornali.

La svolta

Quasi un anno dopo, il 6 marzo 1964, una telefonata a un giornale romano sembra fornire la chiave per la svolta nelle indagini. Si brancolava nel buio, tutte le piste avevano condotto ad un vicolo cieco fino a quando quella voce maschile aveva confidato di avere informazioni importanti che avrebbe ‘spifferato’ in cambio di cinque milioni delle vecchie lire. Non era un semplice informatore, a suo dire, ma il fratello dell’assassino. È un cacciatore di taglie, anche piuttosto ingenuo, che si lascia trattenere al telefono, facendosi arrestare in una cabina telefonica di piazza San Silvestro.

Lo sconosciuto aveva un nome: Guido Pierri, un pittore squinternato. Durante la perquisizione spunta un diario, dove è descritto un delitto identico a quello di Christa Wanninger con un particolare: la vittima indossava un cappotto verde, un dettaglio mai rivelato sui giornali. Si difende dicendo che si è ispirato al caso della giovane per scrivere un giallo. Trovandosi in difficoltà economiche, con quella telefonata intendeva solo fare un po’ di soldi approfittando della notorietà del caso.

La tesi convince poco e Pierri diventa il primo sospettato, ma non basta tanto che sarà accusato solo di tentata estorisione. ‘Assolto per insufficienza di prove’ è il verdetto di primo grado. Verrà riconosciuto colpevole solo in secondo grado, ma non punibile perché incapace di intendere e volere all’epoca dei fatti. Nel 1988 la Cassazione conferma la sentenza mettendo la parola fine sul caso. Il pittore, che ha sempre urlato la sua innocenza, non ha mai scontato un giorno di Carcere.

La morte del Carabiniere

Un delitto senza castigo per molti, un errore per altri. Non lo era per l’ex maresciallo dei Carabinieri Renzo Mambrini, morto in un incidente stradale, che da tempo sospettava di Pierri. Era convinto che fosse lui l’assassino della ragazza tedesca.

Mistero risolto, per la giustizia, ma i dubbi restano. Alla fine del caso Christa Wanninger non importa a nessuno.
La morte dell’attrice tedesca che aveva tentato la fortuna attratta dalla Dolce vita era diventato solo un ricordo.