Il 6 settembre 2020 la vita di Willy Monteiro Duarte si è spenta per sempre. L’unica colpa del ragazzo di Colleferro è stata quella di aver difeso un amico in difficoltà. Per questo è stato pestato a sangue, massacrato di botte da un gruppo di ragazzi che nemmeno conosceva e lasciato a terra, senza vita.
Cosa è successo quella notte
Sognava di diventare chef, Willy. Per questo, aveva cominciato a lavorare in un ristorante come aiuto-cuoco. Lo aveva fatto anche quella sera, ma una volta finito il turno aveva deciso di raggiungere gli amici in un pub che si affaccia su piazza Oberdan. Non immaginava che sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita, che sarebbe stato picchiato fino all’ultimo respiro, che sarebbe morto per difendere un amico. Tutto è cominciato nel locale, con un apprezzamento pesante che Mario Pincarelli avrebbe rivolto nei confronti di una ragazza, Azzurra. Ascoltati quei commenti, il fidanzato è intervenuto, scatenando una lite con l’uomo che aveva offeso la compagna. A quel punto è intervenuto Francesco Belleggia che avrebbe cercato di fermare la discussione, sostenendo che il suo amico Pincarelli era ubriaco e che non voleva dare fastidio alla ragazza.
Sembrava tutto risolto, ma non è stato così. La lite è diventata una rissa, mentre la piazza si era ormai ripentita di persone, che stavano cercando di capire cosa stesse accadendo. Ad assistere alla scena c’era anche Federico, un amico del fidanzato di Azzurra, intervenuto per cercare di calmare gli animi e finito a terra. È stato in quel momento che Willy che conosceva il ragazzo dai tempi della scuola gli ha teso la mano. Non ha fatto in tempo a tirarlo su che è stato ‘assalito’ dai fratelli Marco e Gabriele Bianchi, chiamati per dare manforte nella discussione e per aiutare il gruppo di Artena.
Sono scesi come delle furie dal SUV e hanno cominciato a dare calci e pugni a chiunque si trovassero davanti. Per questo è stato massacrato Willy. 50 eterni secondi, tanto è durata la violenza. Sono le 03.47. È troppo tardi. Willy è già morto.
L’arresto dei fratelli Bianchi, di Belleggia e Pincarelli
I fratelli Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia avevano ben pensato di fuggire dal luogo del pestaggio, ma non è bastato. I carabinieri, grazie ai testimoni presenti in piazza e alla targa della macchina che era stata fotografata, sono riusciti a dare un nome a quei volti. Dopo la morte del 21enne di Paliano si è scoperto che i fratelli Bianchi, condannati all’ergastolo nel primo grado di giudizio per omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà e dei futili motivi, erano molto conosciuti nella zona: non per meriti, ma perché avevano la fama di picchiatori. Uno sguardo di troppo bastava a scatenare la loro furia.
Willy-Daspo
Willy Monteiro Duarte, morto per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, è diventato un simbolo. Il giovane massacrato a Colleferro solo per essersi fermato a chiedere a un amico in difficoltà se avesse bisogno d’aiuto è diventato l’immagine dell’altruismo e porta il suo nome la legge varata per allontanare i violenti dai locali pubblici.