Non aveva programmato l’omicidio e non aveva intenzione di uccidere il padre l’agente immobiliare di Collepasso, arrestato nei mesi scorsi per l’assassinio del genitore, morto carbonizzato dentro casa.
Il pubblico ministero Luigi Mastroniani, nell’avviso di conclusione delle indagini, ha riqualificato nei confronti di Vittorio Leo, 48enne di Collepasso, il reato di omicidio volontario in omicidio preterintenzionale, aggravato dal vincolo familiare.
Nei mesi scorsi, invece, il gip Giovanni Gallo ha conferito una consulenza tecnica allo specialista Domenico Suma, nel corso dell’incidente probatorio. Lo psichiatra ha stabilito che Vittorio Leo era in grado d’intendere e di volere al momento dei fatti.
I fatti
Il 29 maggio scorso, Antonio Leo, 89enne insegnante in pensione, venne trovato senza vita nella sua abitazione di Collepasso, dove viveva da solo. Il cadavere era in bagno, carbonizzato dalle fiamme. È stato il figlio a chiedere aiuto agli uomini in divisa. Il 48enne – titolare una agenzia immobiliare – viveva in un appartamento vicino a quello dell’anziano padre, nello stesso stabile.
Sospettato fin da subito di essere l’autore del gesto, Vittorio Leo è poi finito in manette e condotto in carcere dai carabinieri del Norm di Casarano, coadiuvati dai colleghi della stazione di Collepasso, con l’accusa omicidio volontario.
La ricostruzione della Procura
Secondo la ricostruzione della Procura, Vittorio Leo si spostò dal tinello, dove si stava medicando una ferita alla mano destra, verso la cucina in cui si trovava il padre Antonio intento a cucinare, con in mano la bottiglietta di alcol. E di fronte all’ennesimo rimprovero del genitore, reagì spruzzandogli il liquido infiammabile all’altezza dell’addome. Alcune gocce finirono accidentalmente sul fornello acceso e sugli indumenti del padre, causandogli una serie di bruciature. L’espandersi del fuoco provocò delle ustioni di II e III grado e la carbonizzazione di alcune parti del corpo. Antonio Leo si diresse poi verso il bagno e dopo una caduta, rimediò anche un grave trauma al torace. E il figlio Vittorio? Secondo il pm, venne sopraffatto da uno stato di angoscia paralizzante e non fu in grado di soccorrere il padre.
L’interrogatorio
Durante l’interrogatorio in caserma e dinanzi al pm, Vittorio Leo ha sostenuto che non era sua intenzione uccidere il genitore e che non soccorse il padre poiché paralizzato dalla paura. Anzi, si stese sul divano e poi si cucinò un piatto di pasta al ragù. Dopo pranzo, ripulì la cucina e lavò il pavimento. Il 48enne nel corso dell’interrogatorio si è soffermato anche sul conflittuale rapporto con il padre, affermando: “Lui non accettava che io potessi partecipare all’eredità”. E ancora, “Non accettava che io avessi abbandonato gli studi”. Vittorio Leo è difeso dall’avvocato Francesca Conte. La sorella, “parte offesa”, è invece assistita dall’avvocato Elvia Belmonte.