Omicidio Cosimo Errico, il professore leccese conosceva chi lo ha ucciso


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È stato colpito alla testa, al collo e alle mani Cosimo Errico, il professore originario di Lecce, trovato senza vita nella cascina nelle campagne di Entratico che aveva trasformato in una fattoria didattica per i bambini. Probabilmente, ha cercato di difendersi, di respingere in qualche modo i colpi inferti dal suo aggressore. Sempre che sia stata una sola persona ad colpire lo stimato docente, trovato riverso sul pavimento della struttura. Semi-carbonizzato.

Nessuna pista per risolvere l’omicidio, al momento, può essere esclusa. Tranne quella del tragico incidente. I soccorritori, giunti sul posto, in un primo momento avevano pensato ad una scossa elettrica fatale. Il frigorifero aperto, la luce staccata avevano fatto pensare ad una morte per folgorazione, ma il medico legale aveva permesso di escludere quest’ipotesi. Le ferite sul corpo, provocate da un’arma da taglio hanno spazzato via ogni dubbio.

Che cosa è accaduto allora nella notte tra mercoledì e giovedì?

Si è pensato ad una rapina finita in tragedia,  ma anche in questo caso mancano le “conferme”. La stanza, le tracce di sangue, la scena del crimine, tutto fa pensare che il professore non si sia trovato faccia a faccia con un intruso. Mancano anche i segni di una possibile effrazione.

Chi ha commesso l’omicidio sapeva come muoversi, tant’è che ha dato fuoco al corpo utilizzando probabilmente della benzina, ha tolto la corrente al casolare e ha aperto lo sportello del frigorifero, nel tentativo di depistare chi sarebbe arrivato dopo.

Come si legge su ilGiorno.it, gli inquirenti ora stanno indagando a fondo sulle persone vicine al docente che, per gestire la cascina, si faceva aiutare spesso da alcuni stranieri. Davano una mano nei campi e per accudire il bestiame.

Non ci sono fermati, né sospettati, ma le indagini si muovono in una direzione precisa. Non sarà facile ricostruire il quadro: manca l’arma del delitto, un coltello a lama lunga o forse una roncola o una piccola ascia e mancano le telecamere di videosorveglianza.

A fare la terribile scoperta è stato il figlio della vittima, Simone, che si era recato nella struttura al confine con Borgo di Terzo su indicazione della mamma, preoccupata per quell’insolito silenzio. L’ultima volta che lo aveva sentito è stato intorno alle 18.00: «Finisco di sistemare e torno» le avrebbe detto.

Più volte la donna, anche lei insegnante, aveva tentato di contattare il marito al telefono. Invano.